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Portò i fiori al sul luogo dove morì il figlio a Rigopiano, assolto Alessio Feniello Attualità Provincia e Regione 

Portò i fiori al sul luogo dove morì il figlio a Rigopiano, assolto Alessio Feniello

Assolto dall’accusa di violazione dei sigilli in area sottoposta a sequestro per “tenuità del fatto”, Alessio Feniello, il padre di Stefano, il giovane di 28 anni originario di Valva, deceduto insieme ad altre 28 persone sotto le macerie dell’hotel Rigopiano, a Farindola, che fu travolto da una slavina il 18 gennaio 2017.

Ad assolvere Alessio Feniello, il giudice monocratico della sezione penale del Tribunale di Pescara dove questo pomeriggio si è svolto il processo.

Era il mese di maggio del 2018 quando Alessio Feniello si reca insieme alla moglie, Maria Perilli, sulle macerie del resort sottoposto a sequestro, violando i sigilli per deporre dei fiori e pregare nel luogo dove venne rinvenuto, ormai privo di vita, il figlio Stefano.

Area ancora oggi sottoposta a sequestro da parte della Procura della Repubblica ma che nell’aprile dello stesso anno e cioè del 2018, aveva visto il via vai di centinaia di persone che in occasione della Pasquetta si erano recate, violando i sigilli, sulle macerie del resort, trafugando oggetti dai resti del resort e scattando selfie, trasformando in macabro turismo quel luogo di lutto e dolore per i parenti delle vittime.

La presenza dei genitori di Feniello però, giunti un mese dopo a Rigopiano per depositare i fiori in memoria del figlio, non passò inosservata agli occhi delle telecamere posizionate dai carabinieri forestali che denunciarono papà Feniello alla Procura.

Denuncia che portò la Procura di Pescara ad emettere, nei confronti di Feniello, un decreto di condanna al pagamento di 4550 euro di sanzione per violazione dei sigilli. Decreto al quale Feniello, insieme al suo legale Camillo Graziano, presentò opposizione, chiedendo ed ottenendo la celebrazione di un processo che si è svolto questo pomeriggio davanti in tribunale a Pescara.

“Io non voglio impunità -ha ripetuto Feniello davanti al giudice -i o voglio giustizia e voglio poter portare un fiore e pregare in quel luogo che è stato la tomba di mio figlio e di altre 28 vittime. Tomba – ha ripetuto il papà di Stefano – che il giorno di Pasquetta del 2018 è stata trasformata in area divertimento in pic-nic da parte di gente senza scrupoli che giocavano a pollone e si scattavano le foto tra le macerie”.

Accusa quella di violazione dei sigilli che stamane ha portato il Pubblico Ministero del tribunale di Pescara a chiedere per Feniello, la condanna a tre mesi di reclusione e il pagamento di 100 euro di sanzione. Richiesta che però, è stata respinta dal giudice monocratico che ha assolto Alessio Feniello.

“Anche la magistratura – spiega il legale della famiglia Feniello -, l’avvocato Camillo Graziano-ha riconosciuto, sulla base della motivazione e cioè del dolore di un padre che perde un figlio in una immane tragedia e la necessità spinta dal legame di amore e di dolore di un familiare, di portare dei fiori in quella che è stata la tomba del figlio, l’assurdità di portare a processo un padre. In più-sottolinea Graziano-da qualche mese la famiglia Feniello, che era stata raggiunta da altre denunce per violazione dei sigilli per aver deposto i fiori, nei mesi successivi a quelli della data oggetto del processo di oggi, e che sono state in parte archiviate ed in parte hanno visto l’assoluzione, è stata autorizzata dal magistrato a recarsi nell’area sottoposta a sequestro per deporre i fiori e pregare sul luogo dove è morto il figlio”

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