Pizzo, spaccio e stese: oltre 2 secoli di reclusione per il nuovo clan “Famiglia”
Estorsioni, spaccio di droga, riciclaggio, stese e armi con il clan: mano pesante del giudice per i promotori della cosca denominata “Famiglia” al cui vertice ci sarebbero stati Dario Federico e Salvatore Di Paolo: sentenza con il rito abbreviato pronunciata ieri dal gup Rossi del tribunale di Salerno. Oltre due secoli di reclusione rispetto alla richiesta di 323 anni del pubblico ministero Rocco Alfano per tutte le 23 posizioni (alcuni assolti). Venti anni di reclusione per Dario Federico, stessa condanna per Salvatore Di Paolo, Renato Sicignano e Raffaele Forte. Diciotto anni e 4 mesi per Immacolata Orlando. Otto anni per il pentito Giuseppe Di Dato. Secondo le accuse, gli imputati avrebbero fatto parte di un clan di camorra, autodefinito famiglia, per via dei vincoli di parentela che legano i principali imputati e al cui vertice viene collocato Dario Federico di Boscoreale. Quest’ultimo, come spiegò il gip nell’ordinanza d’arresto, “già condannato quale capo e promotore di una associazione per delinquere di stampo mafioso nel 2007″ avrebbe spostato i suoi interessi criminali dalla storica allocazione a Pompei e Boscoreale, assumendo il controllo criminale del territorio di Scafati” Il blitz nel febbraio 2024 a capo di un’attività congiunta tra i carabinieri e Guardia di Finanza. Il 49enne di Boscoreale Dario Federico (arrestato dopo la latitanza) avrebbe assunto il controllo criminale del territorio di Scafati approfittando del vuoto lasciato dai Loreto/Ridosso e Matrone/Buonocore” scrive la Dda nella richiesta di processo con giudizio immediato per tutti gli imputati. Federico si sarebbe servito della fattiva collaborazione del 47enne scafatese Salvatore Di Paolo anche lui noto alle aule di Tribunali e alle forze dell’ordine. A l gruppo viene era contestata anche un’estorsione a Marina di Stabia contro un imprenditore del porto turistico di Castellammare.
