Maxi frode da 45 milioni, 8 nei guai
Tribunale di Salerno Sezione Riesame – accogliendo l’appello proposto dalla Procura di Nocera Inferiore avverso ad una ordinanza di rigetto del Giudice per le indagini preliminari – ha emesso otto misure cautelari personali (una in carcere, quattro agli arresti domiciliari, tre obblighi di dimora), a carico di altrettante persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere dedita alla commissione di reati tributari, ossia per l’indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti, il riciclaggio, l’autoriciclaggio, oltre che l’intestazione fittizia di beni. A carico di tre indagati è stata ritenuta anche l’aggravante di avere commesso il fatto nell’esercizio delle attività di consulenza fiscale. In particolare, sono stati disposti gli arresti in carcere nei confronti di C.M, gli arresti domiciliari per altri 4 indagati, F.C, A.D.F, D.L.T e A.R.A, ma anche l’obbligo di dimora nel Comune di residenza per altre tre persone F.F, G.P e G.P.
La frode fiscale
Secondo la Procura C.M, l’Avvocato F.C e A.D.F avrebbero promosso una struttura organizzata in grado di predisporre e fornire, ad un numero indeterminato d’imprese, tutta la documentazione necessaria per poter beneficiare di crediti d’imposta connessi agli investimenti nel Mezzogiorno, mediante l’acquisto di software basati sulla tecnologia blockchain, con la quale sarebbero stati fatti fittiziamente apparire investimenti di imprese, così venendo a crearsi crediti d’imposta inesistenti che sarebbero stati indebitamente compensati dai soggetti economici che si rivolgevano al sodalizio. Rilevante, in particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe il ruolo di C.M, già destinatario di un analogo provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Vallo della Lucania non eseguito in ragione della sua permanenza a Dubai, il quale avrebbe messo a disposizione una sua società di diritto inglese per “vestire” i contratti con i quali venivano effettuati gli acquisti di software.
Gli ulteriori approfondimenti investigativi, svolti attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, l’esame di copiosa documentazione bancaria e contabile, oltre all’analisi del contenuto di dispositivi mobili oggetto di copia forense, hanno consentito di contestare ruoli e contributo dato dai singoli indagati all’associazione per realizzare i propri scopi ritenuti illeciti. Sulla base del compendio probatorio acquisito, si è ritenuto che A.R.A, G.P e G.P, commercialisti e consulenti fiscali, sarebbero stati incaricati di compilare e trasmettere all’Agenzia dell’Entrate le necessarie comunicazioni propedeutiche alla fruizione di crediti d’imposta mentre l’avvocato F.F, collaboratore di studio dell’avvocato F.C, si sarebbe occupato della predisposizione dei contratti di fornitura del software e dell’emissione delle false fatturazioni da porre a formale giustificazione delle conseguenti movimentazioni bancarie. Complessivamente, gli accertamenti avrebbero portato alla luce il coinvolgimento di oltre 200 persone giuridiche operanti su tutto il territorio nazionale che utilizzando il software messo a disposizione da C.M avrebbero effettuato gli investimenti nella tecnologia blockchain per un importo complessivo superiore ai 62 milioni di euro, generando crediti d’imposta fittizi per un valore pari a circa 60 milioni di euro.
Il provvedimento cautelare – precisa la Procura nocerina – è stato emesso sulla base degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari. E, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione d’innocenza. In particolare, il provvedimento del Tribunale per il riesame è soggetto a ricorso per Cassazione e non è, pertanto, esecutivo.
Maxi frode da 45 milioni: salernitano condannato a due anni e 11 mesi
Il procedimento ha coinvolto anche una persona residente a Nocera Inferiore, rinviata a giudizio per frode fiscale in concorso

Foto archivio
Il Tribunale di Avellino ha emesso una sentenza con rito abbreviato nei confronti di D.C. e D.A., riconosciuti colpevoli di aver partecipato a un sistema di evasione fiscale e riciclaggio internazionale con un impatto economico stimato in oltre 45 milioni di euro. D.C., residente a Sant’Antonio Abate, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione e a una multa di 14.000 euro. D.A., residente a Mercato San Severino, ha ricevuto una pena di 2 anni e 11 mesi con una multa di 8.000 euro. Entrambi sono stati colpiti da sanzioni accessorie, tra cui l’interdizione dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. Il giudice ha inoltre disposto la confisca di oltre 2,3 milioni di euro, tra cui fondi detenuti da società coinvolte nella frode, e la pubblicazione del dispositivo sul sito del Ministero della Giustizia.
Il procedimento ha coinvolto anche altri quattro imputati, tra cui A.O., residente a Nocera Inferiore, rinviato a giudizio per frode fiscale in concorso. Secondo le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino, il gruppo avrebbe utilizzato fatture false emesse da società con sede a Solofra, generando un’evasione per oltre 10 milioni di euro. Parte dei fondi illeciti, circa 1,7 milioni di euro, sarebbe stata trasferita all’estero, soprattutto in Cina, tramite bonifici mascherati con l’uso di prestanome e movimentazioni societarie. Il sistema avrebbe incluso anche contratti fittizi e cessioni simulate di crediti per occultare l’origine del denaro. Gli imputati condannati sono stati interdetti dalle funzioni pubbliche e dai ruoli di rappresentanza nelle imprese. La parte civile ha ottenuto il riconoscimento del danno, ma non la provvisionale. Le spese legali sono state poste a carico degli imputati. La prossima fase processuale prenderà avvio il 18 settembre presso la Seconda Sezione Penale del Tribunale di Avellino.