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Magistrati corrotti, gli interogatori: «Così avvicinano gli imprenditori» Cronaca Primo piano Provincia e Regione 

Magistrati corrotti, gli interogatori: «Così avvicinano gli imprenditori»

Confessano tutti. Anzi, tutti (o quasi) ammettono gli addebiti precisando ciascuno il proprio ruolo. Anche i consulenti, quelli che di fatto non hanno mai avuto un ruolo operativo, hanno dichiarato durante gli interrogatori di essersi resi conto di ciò che stava accadendo e del giro di mazzette per le sentenze pilotate della commissione tributaria regionale. Tangenti finite sotto la lente di ingrandimento del Gruppo tutela dell’economia del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Salerno (agli ordini del colonnello Gabriele Di Guglielmo e del tenente colonnello Salvatore Serra) portando in carcere, mercoledì scorso, quattordici persone compresi due giudici, Giuseppe De Camillis e Fernando Spanò che saranno sentiti stamattina dal gip Piero Indinnimeo e dal sostituto procuratore Elena Guarino assieme a Giuseppe Piscitelli, difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata. 
È finito nella tarda serata di giovedì l’interrogatorio di Salvatore Sammartino, l’altro dipendente della segreteria della commissione tributaria regionale, difeso dall’avvocato Alessandro Laudisio, che avrebbe avuto, secondo la procura, un ruolo importante, come trait d’union tra imprenditori e giudici. Ha ammesso di aver avuto il compito di contattare le aziende che avevano avuto problemi con l’Agenzia delle entrate e di aver partecipato anche alla divisione delle mazzette. Un mea culpa, il suo, che si è a tratti ha anche offerto agli inquirenti ulteriori spunti investigativi. Sammartino pur spiegando il proprio ruolo ha però accusato il suo collega, Giuseppe Naimoli, di essere il vero e proprio «organizzatore» del sistema. E ieri è toccato ad Alfonso De Vivo (difeso dall’avvocato Giuseppe Della Monica) precisare la sua posizione. De Vivo, ha dichiarato di non aver mai avuto una parte attiva nel sistema. Andrea Miranda, difeso dall’avvocato Valentino Miranda. Cosimo Amoddio, difeso dall’avvocato Agostino De Caro; Aniello Russo, Antonio D’Ambrosi ed Angelo Criscuolo, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore, sono stati collaborativi. Molti hanno avanzato richiesta di scarcerazione e un’attenuazione della misura con gli arresti domiciliari. Fonte il Mattino

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