SEPARAZIONE CON ADDEBITO PER COLPA DI UN MESSAGGINO: LO DICE LA CASSAZIONE
L’infedeltà coniugale è sempre stato un argomento ostico da trattare, in quanto pone anche chi scrive nella difficoltà di narrare episodi che, il più delle volte, hanno portato alla fine di un rapporto coniugale e familiare: col triste coinvolgimento dei minori che, come sempre, sono quelli che pagano le pene maggiori per i comportamenti di altri. Ovviamente non parliamo dei matrimoni che finiscono per motivi validi e inevitabili, come ad esempio la violenza attuata nell’ambito di una conduzione familiare, ma quelli che trovano una fine per cause più opinabili, come ad esempio l’infedeltà coniugale, dettata da caratteri ribelli che, spesso, non riescono a sentirsi vincolati, per quanto ci possa essere affetto e condivisione d’intenti con il coniuge.
L’ordinanza che prendiamo in esame ha chiarito che, in una separazione con addebito, non è necessario che i “fedifraghi” vengano sorpresi nell’atto di rapporti intimi.
Di fatto bastano indizi inequivocabili che dimostrino l’esistenza di un rapporto amoroso. La norma posta alla base dell’addebito, prende forma dall’articolo 151 codice civile e non è sempre presente nelle cause di separazione: invero il giudice non può rilevare d’ufficio fatti che dimostrino la colpa di uno dei coniugi, ma dovrà essere l’offeso a fare una specifica richiesta. Importante notare che non è sufficiente la semplice violazione di doveri coniugali, a condurre all’addebito: occorre che tale violazione sia stata la reale causa della rottura dei rapporti.
Nel caso specifico è stato sufficiente “un solo messaggio” inviato dalla moglie all’amante, in cui gli diceva che potevano finalmente incontrarsi, perché il marito usciva.
In primo grado di giudizio non era stata accolta la richiesta del marito, ma le successive pronunce della Corte d’Appello di Napoli e della Cassazione hanno riconosciuto la validità del ricorso.
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