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L’11 maggio di 63 anni fa blitz in Argentina del Mossad per catturare il nazista Eichmann Attualità 

L’11 maggio di 63 anni fa blitz in Argentina del Mossad per catturare il nazista Eichmann

Era la sera dell’11 maggio del 1960, 63 anni fa, quando  un piccolo gruppo di uomini attendeva nervosamente a bordo di un’automobile parcheggiata lungo calle Garibaldi, una strada isolata a circa venti chilometri da Buenos Aires. Un uomo di circa una cinquantina d’anni, calvo e con un paio di caratteristiche orecchie a punta, scese a una fermata dell’autobus poco lontana, quattro uomini uscirono dall’automobile cercando di dissimulare la loro eccitazione. Lentamente si avvicinarono alle spalle dell’uomo e uno di loro attirò la sua attenzione: «Un momentito, señor». Erano le uniche due parole che conosceva in spagnolo. L’uomo si voltò e prima che potesse rispondere venne immobilizzato al suolo e caricato nell’automobile.

I quattro uomini erano agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, arrivati in Argentina per una missione segreta autorizzata direttamente dal primo ministro David Ben-Gurion. L’uomo che avevano catturato, e che identificarono con certezza all’interno dell’auto grazie a una cicatrice sopra il suo occhio sinistro, era Adolf Eichmann, il burocrate dell’Olocausto, uno dei più importanti criminali di guerra nazisti sfuggiti alla cattura. Dieci giorni dopo Eichmann venne trasportato segretamente in Israele. Il suo processo, terminato con una condanna a morte, è diventato uno dei più celebri del secolo, oltre che un momento fondante nella storia di Israele.

La cattura di Adolf Eichmann, avvenuta esattamente 60 anni fa, viene ricordata ancora oggi come una delle più audaci e fortunate operazioni compiute dai servizi segreti di qualsiasi paese nel Dopoguerra. Per Israele, una nazione fondata da rifugiati ed esuli ebrei, molti dei quali avevano conosciuto personalmente o tramite le loro famiglie lo sterminio nazista, rappresentò uno storico riscatto nazionale. Molti di loro raccontarono di aver pianto quando il primo ministro David Ben Gurion annunciò alla radio la sua cattura.

Eichmann era divenuto uno dei più ricercati tra i criminali nazisti dopo la fine della guerra, quando divenne chiaro il ruolo che aveva avuto nello sterminio degli ebrei grazie alle numerose testimonianze di dirigenti e funzionari del partito nazista, rese nel corso dei processi di Norimberga del 1945-46. Rudolf Höss, comandante del campo di Auschwitz, per esempio, raccontò che il capo delle SS, Heinrich Himmler (morto suicida poco prima dell’inizio del processo), lo aveva messo agli ordini di Eichmann per quanto riguardava tutte le disposizioni tecniche e logistiche sullo sterminio degli ebrei.

Fino a quel momento erano in pochi a conoscere Eichmann. La sua carriera prima della guerra, e una volta entrato nel partito nazista, non era stata particolarmente brillante. Eichmann non era, come Hermann Göring o lo stesso Himmler, uno dei principali leader della Germania nazista; non faceva parte del circolo ristretto di Adolf Hitler e non era una figura celebrata dalla propaganda di regime, come il suo collega Reinhard Heydrich, ideatore dello sterminio degli ebrei, così famigerato da essere ucciso nel 1942 durante un agguato organizzato da un gruppo di partigiani cecoslovacchi.

Il suo grado era di semplice Obersturmbannführer, tenente colonnello, e la sua principale occupazione fu quella di organizzatore e di burocrate. Ma nel partito nazista, burocrazia e organizzazione significava avere a che fare con la persecuzione degli ebrei. Fu di questo che Eichmann si occupò costantemente fin dal 1938, quando venne incaricato dell’espulsione degli ebrei dall’Austria, appena annessa alla Germania nazista. E fu grazie a quella che i leader nazisti giudicarono una certa capacità organizzativa che la sua carriera subì un’accelerazione. Fu giustiziato a maggio di due anni dopo a Ramia, in Israele.

 

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