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INQUINAMENTO DELLE ACQUE DA EMISSIONI INDUSTRIALI L'Avvocato risponde 

INQUINAMENTO DELLE ACQUE DA EMISSIONI INDUSTRIALI

Proprio sulle pagine di questo giornale, è apparsa la notizia del sequestro di un’azienda che produceva inquinamento nel fiume Sarno, a causa dello sversamento di prodotti nocivi.

Tutti sappiamo come stia diventando sempre più indispensabile l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e mai, come in questo periodo, deve essere particolarmente presente un controllo da parte delle Forze dell’Ordine e del Servizio Sanitario, per consentire alla magistratura una giusta azione di reprimenda. Ben siamo a conoscenza di quanto le attività industriali svolgano un’azione basilare per l’economia dell’Europa, ma possono avere, al contempo, un impatto devastante sull’ambiente.
Particolarmente capillari sono le norme nazionali che regolamentano il settore, a partire dalla Legge 319/76, che affida allo Stato il compito di fissare criteri e metodologie per la salvaguardia idrica.
Il decreto legge 18/2023, ha di recente preso come obiettivo la protezione della salute dagli effetti negativi della contaminazione delle acque.
Esiste un ente specifico l’ANCI, preposto all’attività di raccolta ed elaborazione di campioni da mettere a disposizione del Ministero dell’Ambiente.
Le forme di inquinamento idrico possono essere di tipo fisico, chimico o biologico, ed alcune delle sostanze sversate dalle industrie, sono particolarmente pericolose per la salute dell’uomo e di numerose specie animali: come ad esempio il cromo, il mercurio e vari tipi di solventi.
La Legge 68/2015, ha introdotto nuovi articoli nel Codice Penale, per la salvaguardia dell’ambiente. In particolare, l’articolo 452 bis punisce l’inquinamento ambientale, con reclusione fino a 6 anni e multa fino a €100.000 per chiunque cagioni compromissioni o deterioramento nello stato delle acque: tali pene possono essere sottoposte a maggiorazione per aggravanti.
Anche la Corte di Cassazione, con giurisprudenza costante, ha emesso una molteplicità di sentenze, (una per tutte la numero 46170/2016), in cui vengono precisati i parametri di compromissione e deterioramento del patrimonio idrico ambientale.

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