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Il 27 febbraio 1960 muore in treno Adriano Olivetti Attualità 

Il 27 febbraio 1960 muore in treno Adriano Olivetti

  1. Era il 27 febbraio del 1960, 64 anni fa, quando su un treno diretto in Svizzera, a Losanna, Adriano Olivetti morì. Lasciando un intero Paese e un’intera Comunità sgomenta. Ivrea, prima di tutto. La città in cui nacque l’azienda fondata dal padre Camillo, dove si sviluppò quella cultura industriale che poi le ha permesso di diventare patrimonio Unesco, si fermò. Lo fece nel nome di quell’uomo che trasformò Ivrea in una “città laboratorio” simbolo del suo concetto di Comunità, richiamando nelle sue fabbriche i migliori sociologi, filosofi, urbanisti e architetti, dando vita ai quartieri dei lavoratori, a quel concetto di azienda allargata e aperta alla città. Una visione illuminata del rapporto tra lavoro e vita privata. Olivetti era però anche un intellettuale e un visionario, capace di intraprendere strade mai percorse prima di lui.

 

Olivetti nasce a Ivrea l’11 aprile 1901 ed eredita la vocazione per l’industria dal padre Camillo, un eclettico ingegnere, che nel 1908, fonda a Ivrea la prima fabbrica italiana per macchine da scrivere. Dopo aver conseguito la laurea in Chimica Industriale al Politecnico di Torino, nel 1924 inizia l’apprendistato come operaio presso l’azienda del padre. Nel 1924 parte per un soggiorno di studio negli Stati Uniti dove può aggiornarsi sulle pratiche di organizzazione aziendale. Otto anni più tardi, nel 1932, Adriano diventa il Direttore della Società Olivetti e lancia la prima macchina da scrivere portatile chiamata MP1. In seguito, nel 1938 prende il posto di Presidente della società. Si oppone al regime fascista con momenti di militanza attiva. Infatti, partecipa alla liberazione di Filippo Turati con l’aiuto di Carlo RosselliFerruccio Parri e Sandro Pertini. Con questo gesto Badoglio lo accusa di dare un’immagine negativa dell’Italia agli Stati Uniti. Così Adriano, durante gli anni del conflitto bellico, ripara in Svizzera dove mantiene i contatti con la Resistenza e viene dichiarato sovversivo. Con la caduta del regime Olivetti rientra in Italia e riprende in mano le redini della sua azienda. Le sue doti manageriali porteranno la Olivetti a diventare la prima azienda del mondo nel settore dei prodotti per ufficio. Un successo dato anche dalla continua ricerca e sperimentazione sull’armonizzazione dello sviluppo industriale con l’affermazione dei diritti umani e con la democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica. Nel 1945 pubblica il suo libro “L’ordine politico delle comunità”, nel quale spiega le sue idee che saranno alla base del Movimento Comunità fondato a Torino nel 1948.
Nello stesso anno entra a far parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. L’urbanistica è solo una delle tante passioni di Olivetti, che si interessa anche di storia, filosofia, arte e letteratura. Nel 1953 Olivetti decide di aprire una fabbrica di macchine calcolatrici a Pozzuoli offrendo posti di lavoro con salari sopra le medie e assistenza alle famiglie degli operai, la cui produttività in questo stabilimento superò quella dei colleghi nella fabbrica di Ivrea. Tre anni più tardi, nel 1956, Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea e, dopo due anni, ottiene due seggi in Parlamento candidandosi con il Movimento Comunità. Nel 1957 la National Management Association di New York premia l’attività di direzione aziendale internazionale di Olivetti.  Il 27 febbraio 1960, Olivetti muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna, a causa di un’emorragia cerebrale.  Al momento della morte, l’azienda fondata dal padre e da lui per lungo tempo diretta, vantava una massiccia presenza su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36mila dipendenti, di cui oltre la metà all’estero.  Infine, nel 1962 nasce la Fondazione Adriano Olivetti per volontà di familiari, amici e parenti, con l’obiettivo di raccogliere e sviluppare l’impegno civile, sociale e politico che ha distinto la figura e l’opera di Adriano Olivetti.

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