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Il 15 aprile del 1967 l’addio al Principe della Risata Attualità 

Il 15 aprile del 1967 l’addio al Principe della Risata

Accadde oggi: 15 aprile 1967, 56 anni fa, una data che per gli amanti del Principe della risata rimarrà indelebile. Ci lasciava quella maschera che per anni aveva fatto ridere un intero paese,un uomo che non avrebbe mai immaginato che dopo oltre mezzo secolo,ancora avrebbe fatto ridere e sorridere. Tutto inizia la sera del 13 Aprile, quando Totò (nella foto con la moglie a destra Franca Faldini e a sinistra la figlia Liliana de Curtis) confessò al suo autista, Carlo Cafiero, mentre stava tornando a casa di non sentirsi troppo bene. Una volta a casa il sorriso di Franca riuscì a restuirgli un pò di tranquillità, nonostante forti dolori allo stomaco lo obbligarono a chiamare il medico, che dopo averlo visitato gli somministrò dei farmaci con la raccomandazione di rassenerarsi. L’intero pomeriggio del 14 Aprile lo passa parlando con Franca, facendo progetti sull’imminente futuro e sul desiderio di passare le vacanze estive nella sua Napoli. Dopo una cena molto leggera a base di mistera di semolino e una mela cotta, iniziano a manifestarsi i primi sintomi, tremori forti e sudore. Franca capì subito che si trattava del cuore e fece avvertire velocemente la figlia Liliana, il medico curante, il cardiologo di fiducia e Eduardo Clemente, il segretario personale di Totò. Nonostante le prime cure tempestive le condizioni non migliorarono e alle due di notte, Totò svegliatosi da un leggero sonno,si rivolse prima al cardiologo chiedendogli una morte serena e poi a Eduardo Clemente con quella che rimarrà l’ultima frase celebre di Totò “Eduà mi raccomando la promessa, portami a Napoli“. Alle tre e trenta del 15 Aprile 1967 esala l’ultimo respiro, muore a Roma, lontano da casa, lontano dalla sua Napoli. L’attore aveva sempre desiderato un funerale semplice,intimo,ma la sua popolarità e l’amore che i suoi ammiratori gli portavano,meritavano altro,fu così che si organizzarono tre funerali. Il primo fu a Sant’Eugenio,a Roma,dove accorsero le principali autorità dell’epoca,moltissimi attori e registi che avevano avuto l’onore di conoscerlo e lavorare con lui e i critici che lo avevano sempre bollato come “volgare e inconsistente“. Sulla bara fu posta la sua bombetta e un garofano rosso,il funerale fu limitato a una semplice benedizione,perchè l’attore con Franca Faldini non si era mai sposato.Si racconta che addirittura,per la benedizione della salma,Franca Faldini fu invitata ad uscire di casa. Alle 11,20 del 17 Aprile inizia il suo ultimo viaggio verso Napoli,scorato da alcune vetture. La sua città si fermò,dalle ore 16 alle ore 18.30,ogni attività fu interrotta e i muri delle strade furono riempiti da manifesti di cordoglio,così come,in segno di lutto,le serrande dei negozi furono fatte abbassare e i portoni dei palazzi socchiusi,come voleva la tradizione.Per arrivare alla cheisa di Sant’Eligio,dove era stato stabilito si sarebbero svolti i tribunali,il furgono che trasportava la salma ci mise quasi due ore,tanta era la folla accorsa per dare l’ultimo saluto al suo figlio prediletto. Si stimò che erano circa 250000 persone,attonite,affrante,fra bandiere,stendardi e corone. Ad attenderlo nella chiesa, i suoi amici di sempre, da Nino Taranto a Dolores Palumbo e i tanti, tantissimi con cui aveva lavorato.Fu proprio lo stesso Nino Taranto a tenere l’orazione funebre,queste le belle parole che gli rivolse, con commozione:

Amico mio, questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi, la tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli, che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l’hai onorata. Perché non l’hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l’avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l’allegria di un’ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno. I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui, ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l’ultimo “esaurito” della sua carriera, e tu, tu maestro del buonumore questa volta ci stai facendo piangere tutti. Addio Totò, addio amico mio, Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori, e che non ti scorderà mai, addio amico mio, addio Totò

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