I PARENTI DEI CONDANNATI PAGAVANO IL BOIA
*La rubrica dell’esperto
Dopo sette anni di galere papali , GIORDANO BRUNO fu bruciato vivo per aver reclamato la libertà del suo pensiero.
Il rogo arse la mattina del 17 febbraio alle prime luci dell’alba ,a Roma in Campo de’ Fiori ,davanti all’ambasciata francese.
Il condannato aveva in bocca una “mordacchia” che gli impediva di lanciare anatemi contro il Papa, mentre legato alla catena veniva trascinato verso il patibolo .
Esso era composto da un palo conficcato nel terreno e circondato di ceppi di legna coperti di fascine secche.
Venivano condannati a questa atroce pena streghe ed eretici ; fu proprio l’accusa di eresia che indusse il tribunale dell’Inquisizione romana a produrre l’atroce condanna nei confronti del filosofo nolano.Lo condannò quella stessa istituzione
che professava il perdono e l’amore per il prossimo.
Le sofferenze del patibolo erano tali che i parenti delle vittime ,per vie traverse ,inviavano danaro al boia perché , nel legare la testa del condannato al palo, ne stringesse il nodo fino a strangolarlo ed evitargli così la sofferenza del fuoco che gli avrebbe poco dopo bruciate le membra.
Per Giordano Bruno nessuno inviò nulla, ma quasi sicuramente la morte gli sopraggiunse per avvelenamento da ossido di carbonio ; il copioso fumo delle fascine che innescarono il rogo potrebbe averne anticipato la misera fine.
Albeggiava , quando il crepitio della legna si attenuò e , diradatosi il fumo , apparve agli astanti il corpo del condannato semi carbonizzato che pendeva in avanti , ancora legato al palo che aveva sostenuto la sua agonia.
Dal palazzotto di fronte , i funzionari dell’ambasciata si lamentarono ad alta voce per l’orribile “puzzo”della carne umana appena arsa.
Quelli che erano venuti per assistere a quel macabro rito andarono via ,per iniziare una giornata ,come tante altre della loro vita .
Ancora oggi ,il 17 di febbraio , nello stesso posto vengono a commemorare quella tragica morte i liberi pensatori di tutto il mondo.Tanti anni fa ci andai anche io ; ero insieme ai convenuti,sotto la grande statua in bronzo dove una targa recita :
“ QUI DOVE IL ROGO ARSE”
Albeggiava e arrivava tanta gente,senza che nessuno avesse organizzato niente .Erano giovani e vecchi provenienti da paesi diversi ed ognuno aveva qualcosa in mano,
per lo più fiori.
Un giovane poso’sui gradini un legnetto bruciato ed un altro un cartello con scritto “BRUCIARONO LE SUE CARNI MA NON IL SUO PENSIERO”
Alle dieci,quando le persone erano già’ tante , una giovane si staccò’ dal gruppo e si diresse sotto la statua, poi si voltò verso i convenuti e alzando un braccio con il pugno chiuso verso il cielo ,cominciò ad elencare i riformatori ad alta voce.
Ne gridava i nomi ed il piccolo popolo rispondeva con i loro cognomi.
“Tommaso”,urlo’ ed un coro unisono rispose
“Campanella”
Poi Savonarola,Copernico,Poliziano,
Galileo e tutti gli altri.
Il cielo di Roma era lo stesso di sempre ,quando alla fine del lungo elenco la ragazza gridò
“GIORDANO”
ed il coro fu più forte quando il nome di BRUNO echeggiò tra i banchi dei fiorai poco più avanti .
Molti turisti si erano fermati a guardare quella insolita cerimonia.
Uno di loro si fece il segno della croce,
un ricordo sincero per l’eroe che aveva difeso con la vita il suo libero pensiero.
Giordano Bruno fu il primo uomo che ad occhio nudo(Galileo avrebbe poi inventato il cannocchiale)”sfondo’” con la vista il Sistema Solare ,indicando nelle stelle altri sistemi da lui definiti “Infiniti Mondi”
*Camillo Lambiase