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Guerra tra clan, il boss Amedeo Panella torna davanti ai giudici di Salerno Cronaca 

Guerra tra clan, il boss Amedeo Panella torna davanti ai giudici di Salerno

Per il boss del centro storico, Amedeo Panella  accolto dalla Cassazione  il ricorso sul rigetto della continuazione dei reati per i quali il capoclan è stato condannato – compresi gli omicidi della famiglia rivale dell’epoca, i Grimaldi – commessi tra il 1996 e il 2002 (nella foto lungomare, dove fu ucciso Lucio ‘o Vampiro). Gli ermellini hanno accolto l’istanza prodotta dal penalista Luigi Gargiulo , difensore di Panella, annullando l’ordinanza del gip di Salerno, quale giudice dell’esecuzione, e rinviando allo stesso Tribunale, ma a un magistrato diverso, “per lo svolgimento del nuovo giudizio, da compiersi in piena libertà valutativa, nell’osservanza dei principi esposti nella sentenza di annullamento”.  Secondo l’articolato ricorso della difesa di Panella, gli omicidi di cui è accusato il boss fanno parte di un medesimo piano di vendetta, orchestrato in danno dei rivali della famiglia Grimaldi, per rispondere alla mattanza di camorra subita: l’agguato di Croce in cui furono trucidati Ferruccio Scoppetta , Corrado Gino Ceruso e Vincenzo Gargano (un caso la sua presenza). I tre uomini, due legati a Panella (Ceruso era il cognato), il 15 maggio del 1987 furono prelevati in una bisca clandestina, gestita proprio dal capoclan del centro storico, sequestrati, portati in un luogo isolato, in località Croce di Cava, e lì giustiziati. Rispetto a tale affronto, Panella aveva meditato e dato corso al regolamento di conti. In sequenza, anche se a distanza di anni, furono ammazzati personalmente o fatti uccidere – come recitano le sentenze passate in giudicato – Antonino Nese , il 5 marzo 1996, nipote dei Grimaldi, figlio di una sorella, e il 22 dello stesso mese, diciassette giorni dopo, Berardino Grimaldi , noto come o’ vampiro, fratello di Lucio Grimaldi , quest’ultimo terzo bersaglio di Panella, che fu fatto ammazzare – su suo ordine dicono le sentenze – da un commando di fuoco il 18 aprile 2002, sei anni dopo, in quanto era stato detenuto fino all’ottobre 1999. Nei continui andirivieni dal carcere, Panella rimase in libertà per circa quattro mesi. Ed è in questo periodo che – scrivono sempre i giudici – maturò il completamento del piano di vendetta per il triplice delitto di Croce di Cava. Nel corso dei suoi 65 anni il boss del centro storico- scrive la Città- ha collezionato un voluminoso pedigree delinquenziale. Ed una serie di sentenze di condanna, alcune delle quali in continuazione fra loro per gli stessi reati. I verdetti ascritti a Panella si riferiscono a delitti commessi fino al mese di marzo del 1996. La prima condanna sostanziosa a venti anni di reclusione riguarda l’associazione a delinquere di stampo camorristico, di cui era promotore, e il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. E ancora due omicidi, possesso di armi clandestine, ricettazione, furto ed estorsione. Non contemplata nel vincolo della continuazione, invece, è la condanna divenuta irrevocabile nel 2008 e riferita all’omicidio di Lucio Grimaldi, avvenuto il 18 aprile 2002 sul lungomare di Salerno, non lontano dal palazzo della Camera di Commercio, vicino al chioschetto che, all’epoca dei fatti, era gestito da un familiare della vittima. Secondo la ricostruzione fatta dalla difesa di Panella, tutto scaturì dal triplice omicidio di Croce. Quel delitto diede vita alla guerra per il controllo delle bische, allora una fonte molto redditizia di guadagno per le organizzazioni criminali, che contrapponeva le due famiglie del Centro storico, eterne rivali, che risolvettero le loro contrapposizioni a colpi di pistola. Una mattanza che lasciò sul campo sei cadaveri, tre per parte. Gli omicidi sono stati chiariti nelle inchieste della magistratura. Quello di Croce è stato imputato al gruppo Grimaldi, mentre gli altri a Panella. In particolare, il boss è indicato come esecutore materiale dell’uccisione di Nese, mentre è stato condannato come mandante degli altri due, i fratelli Berardino e Lucio Grimaldi. Per l’avvocato Gargiulo, che ha presentato una memoria difensiva ai giudici di Cassazione, i tre omicidi in capo a Panella facevano parte del medesimo progetto di vendetta. E pertanto chiede la continuazione delle tre sentenze. La decisione ora ritorna al gip del Tribunale di Salerno: in caso di accoglimento dell’istanza, il boss potrà accedere ad una serie di benefici che ora gli sono negati.

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