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Finanza, azionariato popolare e calcio come azienda: interessante convegno a Salerno Economia Sport 

Finanza, azionariato popolare e calcio come azienda: interessante convegno a Salerno

Non solo le tradizionali premiazioni ai calciatori di serie A, serie B e Lega Pro. Quest’anno il Gran Galà del Calcio italiano ha decuplicato gli appuntamenti e ha regalato alla cittadinanza e agli sportivi salernitani una serie di eventi di altissimo spessore utili ad affrontre tematiche di strettissima attualità. Ieri lo start ufficiale: in mattinata si è parlato di social e comunicazione, nel pomeriggio di calcio e finanza. Un’occasione unica per la città di Salerno che, come noto, ospiterà fino a lunedì prossimo professionisti di fama internazionale. Come detto ieri sera focus sul macro-tema “sport, finanza e diritto”, kermesse moderata dall’avvocato Pipolo all’interno della sala conferenze della Provincia. Ad aprire le danze è stata la professoressa Paola Bernardino, delegato provinciale del CONI di Salerno: “Mi preme fare i complimenti a Donato Alfani per aver voluto un evento a 360°, una serie di appuntamenti che meritano una grande partecipazione da parte del pubblico. Gli organizzatori degli Italian Sport Award hanno capito perfettamente che lo spport non è solo la conquista della medaglia o l’allenamento giornaliero ma anche e soprattutto un grande amico dell’uomo che crea economia e talvolta posti di lavoro. Un fedele alleato che ci accompagna nelle attività quotidiane”.

Parola poi al padrone di casa Donato Alfani: “Il mio sincero ringraziamento va a tutti i presenti e ai relatori per la loro disponibilità. La tematica affrontata è di grande attualità e di comune interesse, il parterre è di primo livello e ascolteremo interventi che consentiranno di accrescere il nostro bagaglio culturale. Non è facile coordinare tutte le attività quando ci sono tante iniziative in pochi giorni, ma sono profondamente orgoglioso che l’undicesima tappa della nostra manifestazione possa svolgersi a Salerno e provincia”. Tra i relatori spiccava la presenza del dottor Antonio Sanges, commercialista salernitano particolarmente conosciuto in città che ha colto l’occasione per rilanciare un’idea nella quale crede fortemente: “Chi segue da vicino l’azienda calcio è portato a leggere molto per restare costantemente aggiornato, ho visto che non sono l’unico a pensare al tifoso non come sostenitore morale sugli spalti ma come protagonista principale. Ho partecipato a diversi convegni in giro per l’Italia, ultimo in ordine di tempo con la Clivense di Pellissier che ha sostituito il Chievo. I numeri sono interessanti, basti pensare che il Pordenone ha incassato 2 milioni di euro vincendo il campionato di C grazie all’apporto in prima persona delle tifoserie. Anche la Gelbison, che racchiude varie realtà del territorio salernitano e campano, è una squadra che è passata dal dilettantismo al professionismo con una sorta di azionariato popolare “mascherato”, dal momento che più forze hanno fornito un contributo finanziario anche in termini di sponsorizzazioni. Se noi leggiamo i numeri dell’azienda calcio ci rendiamo conto che la perdita aggregata è superiore al miliardo di euro, un profondo rosso e un indebitamento molto alto. Con il contributo di tutti si può determinare un nuovo progetto in cui le tifoserie devono essere al centro. Il ruolo del tifoso non è marginale, basti pensare che la SuperLega è fallita per l’insurrezione popolare perchè la gente vuole un discorso basato sul merito e non sul blasone”.

Parola poi al dottor Vincenzo Marra, autore tra l’altro di una pubblicazione chiamata “Il sistema sportivo italiano”: “Vengo dal CONI, i miei interessi abbracciano tutte le Federazioni. Stamattina leggevo l’emendamento di Lotito, la sua idea è quella di spalmare il debito del calcio in un periodo più lungo del previsto. Purtroppo questo sport che amiamo tanto oggi soffre di patologie vere e proprie. Nel 1978 ci fu un retore che mandò i carabinieri al calciomercato e fu l’unica volta che l’ispettorato del lavoro volle effettuare una indagine a 360°. Da lì sono nate leggi più stringenti e precise relative al mondo del professionismo. Questi eventi aprono alla riflessione e spero possano indurre le persone a non sottovalutare quanto sta accadendo oggi nel sistema sportivo italiano e internazionale”.

Assai apprezzato l’intervento di Maurizio Puglisi, presidente della Gelbison e autore di un vero e proprio miracolo: “Sono onorato di partecipare ad una iniziativa del genere in presenza di ospiti illustri. Posso raccontare un po’ la mia esperienza da presidente. Vengo dal mondo dilettantistico, il calcio per me  è una passione e ho commesso tantissimi errori nel mio intenso percorso. La vittoria è frutto di tutti i danni che ho fatto nel passato. Quando arrivi tra i professionisti cambia il mondo. Stiamo parlando di un’azienda che prevede contratti atipici, senza dimenticare che FIGC e Governo prevedono spesso regolamenti differenti e situazioni che viaggiano su binari opposti. Con spese raddoppiate per i proprietari. Nel mio caso presiedo una SRL, con un budget di 2 milioni di euro e non mi spiego come mai a noi fanno la radiografia 24 ore su 24 e poi, di tanto in tanto, scoppia qualche scandalo. Quando ho deciso di investire in una società che cambiava un presidente all’anno e che aveva decine di migliaia di euro di debiti ho capito che dovevo gestire tutto come se fosse una mia azienda, in modo asettico e anteponendo la ragione al cuore. Anche per giustificare alla mia famiglia un investimento importante. Gelbison è il monte sacro del Parco Nazionale del Cilento, è una parola che deriva dal greco e rappresenta un territorio. Chi l’ha costituita già pensava ad un discorso comprensoriale. Il mio scopo era rendere sostenibili i costi basandomi su valori quali senso d’appartenenza e amore per il territorio. Ho fatto affidamento su professionalità che hanno sposato il progetto, progressivamente abbiamo aggregato 51 comuni per un totale di 110mila abitanti deliberando che la Gelbison fosse la squadra del nostro territorio. Per organizzare uno spettacolo ci vogliono numeri e rappresentanza, altrimenti i tifosi non si innamorano. Non siamo il paesello che ha fatto l’impresa ma una realtà che vuole consolidarsi. E’ la prima squadra del Cilento che passa dalla D al professionismo, potevo arrendermi perchè ci sono fideiussioni continue e impossibilità di giocare nel nostro stadio. Poteva trasformarsi nella vittoria di Pirro, un successo fine a stesso di cui vantarci senza garantire futuro e continuità. Sul campo non si può vincere sempre, anzi il successo lo godi di più perchè le sconfitte sono sempre in numero maggiore. Abbiamo fatto un miracolo, allestendo la rosa e rendendo funzionale il club. Oggi abbiamo 23 punti, dicevano avremmo preso 8 palloni a partita. Avevo proposto di giocare sempre in trasferta, poteva essere un capolavoro finanziario. Ora ho investito 270mila euro sul campo di Agropoli, il calcio stimola e velocizza azioni talvolta osteggiato dalla burocrazia o da qualche personaggio dormiente”.

Tocca poi all’avvocato Carlo Rombolà: “Se andiamo a guardare il DDL di qualche anno fa possiamo notare che c’era una proposta di legge che consentiva alle tifoserie di sostenere in modo diretto ed economicamente la propria squadra di calcio. L’articolo, tuttavia, non ha trovato esecuzione e questo ha scoraggiato tutti coloro che volevano parlare di azionariato popolare. Siamo oggettivamente indietro rispetto a tutte le altre nazioni d’Europa, almeno a quelle più evolute dal punto di vista calcistico. Il sostegno dal basso, a mio avviso, è fondamentale per aiutare i club a sopravvivere. Non sono contro lo sport romantico per partito preso, sono nato nel 1979 quando tutte le squadre giocavano di pomeriggio, si chiama Coppa dei Campioni e non Champions League e le competizioni europee si disputavano tutte di mercoledì. Tuttavia bisogna guardare in faccia la realtà e capire che si rischia la bancarotta. Il covid è l’acceleratore della crisi, non la causa principale. Non dobbiamo rifuggire le novità in quanto tali, ma accogliere come ancore di salvezza per consentire al pallone di rotolare ancora. Occorre linfa nuova che esalti la territorialità e il senso d’appartenenza”.

Tra gli ospiti in sala c’era il giornalista Marco Bellinazzo de “IlSole24Ore” che, nell’occasione, ha presentato anche il suo libro intitolato “Le nuove guerre del calcio”. Il suo discorso introduttivo ha alimentato il dibattito e la discussione tra i presenti: “I mali del calcio italiano sono tanti. A volte ci imbattiamo in situazioni paradossali, basti pensare che a Milano hanno studiato per tantissimo tempo il progetto per la realizzazione del nuovo impianto sportivo e che, dopo tre anni e mezzo, hanno chiesto di spostare lo stadio tre metri più avanti. Pare si faccia fatica a capire che un impianto sportivo, all’interno di un territorio, ha un valore enorme e che può triplicare i ricavi per le squadre. Lo spettatore paga da quando parcheggia a quando si rimette in auto per tornare a casa, l’economia gira e tutti possono trarne vantaggi a patto che la macchina organizzativa venga guidata in un certo modo. Oggi si discute tanto della rateizzazione dei debiti fiscali, ma c’è una follia di fondo: in periodo di pandemia blocchi a tempo indeterminato il pagamento di alcune imposte e poi chiedi alle società impoverite di sborsare quella cifra in un colpo solo? Eppure oggi c’è un ministro che conosce bene il calcio. A mio avviso un presidente deve porsi a cospetto della politica con un atteggiamento di serietà, chiedendo leggi chiare e dichiarandosi pronte a ridurre i costi e a sottoporsi a tutti i controlli del caso. Qui, però, si entra in un vortice dal quale è difficile uscire: se riduci i costi per salvaguardare i bilanci non hai i giocatori per compere e si riducono i ricavi. E’ questo uno degli equivoci di fondo. Si parla tanto di Euro2032 in Italia, ed effettivamente potrebbe essere una bella spinta per il nostro sistema calcio, ma se vogliamo guardare la situazione delle nostre strutture non c’è partita con la Turchia. Lì il Governo ha speso in anticipo 6 miliardi di euro, qui sembra vogliano disincentivare gli imprenditori privati disposti a spendere. A Firenze hanno preferito spendere soldi pubblici pur di non fidarsi della proprietà”.

Infine parola all’avvocato esperto di diritto sportivo Edoardo Chiacchio: “Sono molto contento di essere qui stasera, ringrazio Donato Alfani che, in modo quasi eroico, ha organizzato una iniziativa ricca di contenuti. E’ bello potersi sedere attorno ad un tavolo con tanti professionisti che hanno parlato di tante cose. Dalla storia della Gelbison, che ho difeso quando stava per essere radiata, ai tifosi che hanno osteggiato con romanticismo un progetto finanziario come la SuperLega. E poi ancora l’irruzione delle forze dell’ordine al calciomercato, l’azionariato popolare e il ruolo degli avvocati che sta diventando dominante. Ormai sono un patologo, non un avvocato, visto che mi chiamano ad affrontare situazioni ormai apparentemente compromesse. Ho avuto la fortuna di vincere tante cause che sembravano perse, sono tifoso esclusivamente delle società che difendo. In fondo se oggi la Salernitana è salva lo deve anche al nostro lavoro, quelle due partite in più hanno determinato tanto”.

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