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Eboli, licenza edilizia mai rilasciata ad Elaion: “A rischio chiusura” Provincia e Regione 

Eboli, licenza edilizia mai rilasciata ad Elaion: “A rischio chiusura”

Il centro di riabilitazione Sanatrix Nuovo Elaion torna ad incalzare il comune: «Riceviamo un trattamento discriminante per una pratica di interesse pubblico, con danni per il patrimonio, i disabili e i livelli occupazionali». La vicenda- scrive Laura Naimoli de il Mattino oggi in edicola- è datata e riguarda una licenza edilizia, permesso a costruire, per l’adeguamento di un padiglione ai requisiti minimi strutturali in base alla richiesta delle autorità sanitarie, vale a dire dell’Asl. Il comune nicchia, rimanda, non si pronuncia. Così l’Elaion, cooperativa presieduta da Cosimo De Vita, scrive al sindaco Cariello e alla giunta. A considerare la vicenda fatta di carte e permessi, che parte dal 2017 e ancora non trova epilogo, né risposte, più di un dubbio è venuto alla dirigenza della coop che è, di fatto, la più grande azienda sul territorio, con 270 soci lavoratori, 130 posti letto più i servizi di riabilitazione domiciliare ed ambulatoriale e oltre 10 milioni di fatturato annuo. «Tale comportamento ostruzionistico ed omissivo – scrivono i vertici Elaion- offende l’intera cittadinanza, la società produttiva del paese, e mortifica l’esercizio della libera professione. Non deve sfuggire che il mancato adeguamento strutturale determina la decadenza dell’accreditamento delle attività in eccedenza di fabbisogno, con la perdita di circa 4 milioni di euro e la riduzione della dotazione organica con il licenziamento di circa 90-100 unità lavorative. Visto che l’attuale tetto di spesa è di circa 10 milioni di euro, la decurtazione pari al 40% del fatturato andrebbe a ledere l’equilibrio economico finanziario della cooperativa, con il rischio di una chiusura di un’attività nata negli anni Sessanta». L’ultimo capitolo lo scorso marzo quando, impugnato il diniego a costruire, l’Elaion si rivolse al Tar di Salerno che annullò il provvedimento e, in sentenza, ha invitato il comune a considerare «le ricadute occupazionali e sociali paventate dalla società ricorrente, oltre all’incidenza di un eventuale diniego sul delicato servizio pubblico offerto»

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