DISAGIO MENTALE E CONTROLLI: UN PROBLEMA PIÙ DIFFUSO DI QUANTO SI IMMAGINI
Con tutto il garbo necessario ad un argomento così delicato, commentiamo con l’avvocato Simone Labonia i provvedimenti restrittivi nei confronti di uno psicolabile, che ha provocato numerosi problemi ai suoi concittadini, pur essendo ospitato in un centro specifico.
Le “strutture sanitarie residenziali” per persone con disturbi mentali svolgono un ruolo fondamentale nella tutela e nella riabilitazione di individui che necessitano di assistenza continuativa. Queste strutture, sia pubbliche che private, sono demandate al controllo e alla cura di persone con patologie psichiatriche, e hanno la responsabilità di garantire non solo il benessere dei pazienti ma anche la sicurezza della collettività. Una gestione non adeguata o un mancato controllo possono avere conseguenze gravi, generando danni a persone e cose e implicando responsabilità legali e civili per la struttura stessa.
Tali strutture, come le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) e le Comunità Terapeutiche Protette (CTP), accolgono persone con diagnosi di disturbi psichiatrici che richiedono sorveglianza e interventi terapeutici. La loro gestione implica un lavoro complesso di assistenza psicologica, medica e sociale, con l’obiettivo di favorire la reintegrazione del paziente nella società, laddove possibile, e prevenire atti lesivi verso sé stessi o altri.
Sono giuridicamente responsabili per la protezione e la sicurezza dei pazienti e, di conseguenza, anche per i danni che questi ultimi potrebbero causare in caso di inadeguato controllo. Gli obblighi di vigilanza e sicurezza sono definiti sia dalle normative nazionali che da quelle comunitarie. In Italia, ad esempio, la legge Basaglia (L.180/1978) ha sancito la chiusura dei manicomi, trasferendo la responsabilità assistenziale a strutture territoriali e comunità terapeutiche che devono operare con protocolli specifici per il monitoraggio e il trattamento dei pazienti psichiatrici. A livello comunitario, la Direttiva UE 2016/2102 e altri documenti sottolineano la necessità di standard elevati per l’assistenza e la sicurezza dei pazienti vulnerabili.
Un controllo insufficiente o negligente può comportare gravi conseguenze: questo tipo di responsabilità, detto “responsabilità per custodia,” è previsto dall’articolo 2051 del Codice Civile italiano, che impone alla struttura di dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per prevenire eventi dannosi.
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (articolo 35), prevede il diritto alla tutela della salute come responsabilità degli Stati membri, mentre altre direttive e raccomandazioni europee sottolineano l’importanza della protezione delle persone vulnerabili, incluse quelle con disturbi mentali. Anche la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, recepita dalla UE, promuove l’inclusione sociale e impone alle strutture obblighi stringenti in termini di tutela dei diritti dei pazienti e di garanzia della sicurezza.