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Crisi nera in Campania a causa del covid: crollano occupazione e turismo Attualità Italia e Mondo 

Crisi nera in Campania a causa del covid: crollano occupazione e turismo

 Tra gennaio e settembre l’Inps ha autorizzato in Campania 140 milioni di ore di cassa integrazione contro le 19 mila dello stesso periodo del 2019. Un aumento record pagato dai settori su cui si è abbattuta pesante la crisi economica da pandemia: turismo, alberghi, esportazione e servizi, categorie ancora oggi in ginocchio. Gli effetti della pesante recessione sul sistema economico regionale sono nei dati del consueto aggiornamento congiunturale del rapporto Bankitalia, presentato ieri da Antonio Cinque, direttore della sede napoletana dell’istituto e Paolo Emilio Mistrulli, responsabile servizio Studi e ricerche. Crollano i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese, sempre più indebitate e quindi, più fragili. Il 70 per cento ha subito un calo di fatturato e oltre il 35 per cento ha dovuto rivedere al ribasso il livello degli investimenti. Si ferma la ripresa dell’edilizia. Un quadro negativo e “sospeso” in attesa del futuro ancora in preda agli effetti della pandemia. Agroalimentari e farmaceutico trainano l’export che registra meno 6,6 per cento in totale ma l’agroalimentare vola in controtendenza (+16,8 per cento). Il governatore Bankitalia Ignazio Visco l’ha definita “la recessione più profonda mai conosciuta in tempo di pace”. Un disegno a cui, quindi, la Campania non si sottrae. Anzi. Porta i segni della crisi economica con il peso raddoppiato da un quadro pre-pandemia già difficile. “Un crollo mai registrato dal 2008 negli ultimi 12 anni in Campania – spiega Mistrulli – il peggiore mai visto”. Eppure,- scrive repubblica.it- l’andamento del Pil campano (Bankitalia calcola l’Iter, indicatore trimestrale regionale) riserva sorprese. Meno 5 per cento nel primo trimestre dell’anno, un calo molto più ridotto rispetto al dato nazionale. Un primato perduto a contagi esplosi, quando reduce da un pesante lockdown, nel secondo trimestre il calo si accentua e raggiunge livelli mai visti, meno 16,9 per cento. Poi un nuovo rimbalzo nel terzo trimestre dopo la sospensione del primo lockdown, tra giugno e settembre. In definitiva, nel 2020, secondo le proiezioni della Svimez sull’intero Sud, il Pil regionale si ridurrà dell’8 per cento, in misura inferiore alla media nazionale (calcolata al 10 per cento secondo le proiezioni della Banca d’Italia). Una situazione in bilico che attende l’evoluzione dei contagi e si ripercuote inevitabilmente su famiglie e imprese. L’occupazione resta il nodo più drammatico. Nel primo semestre cala del 3,2 per cento (meno 1,9 stesso periodo 2019) con una riduzione del 5,4 nei servizi e 6,9 nei settori connessi al turismo. Forte contrazione nelle assunzioni, diminuisce il tasso di disoccupazione (dal 10,4 al 16,17 di giugno) ma non è una bella notizia, bensì l’effetto del forte calo delle persone in cerca di lavoro fortemente scoraggiate. “Un dato preoccupante per il futuro” commenta Mistrulli. Le maggiori riduzioni si registrano nell’aerospazio e nell’automotive (meno 30,9 per cento), reggono agroalimentare, agricolo, farmaceutico, settori che contengono le perdite e registrano espansioni. In ginocchio la moda con un crollo del 31,7 per cento, calano le attività portuali. Calo a picco per il turismo internazionale, con una drastica riduzione del traffico aereo a Capodichino (meno 72 per cento), di pari passo con la brusca frenata del turismo. Non va meglio per traghetti e aliscafi (meno 69 per cento), il traffico crocieristico è azzerato. Acqua alla gola per le imprese che si preparano a chiudere bilanci in perdita e si rivolgono alle banche. Cresce in maniera consistente il credito alle imprese, aumentano i prestiti a medio-lungo termine: sono 94 mila le operazioni registrate tra marzo e novembre, 6, 9 miliardi i prestiti concessi. Sotto i colpi della crisi, le famiglie subiscono le riduzioni di reddito, rallenta il credito al consumo. I prezzi delle case restano stabili, meno 27 per cento nelle transazioni nei primi mesi del 2020, meno 15,2 per cento per le erogazioni di mutuo. Si attende la ripresa, non si progetta il futuro.

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