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Caso Scarano, la Cassazione annulla la sentenza sull’ex 007 Zito Attualità 

Caso Scarano, la Cassazione annulla la sentenza sull’ex 007 Zito

La sentenza sul patto corruttivo per il rientro dei famosi 20 milioni di euro dalla Svizzera, di cui è stato accusato anche monsignor Nunzio Scarano , indicato dalla procura di Roma quale regista dell’operazione che doveva portare a compimento l’ex 007 Giovanni Zito , deve essere riscritta sulla scorta delle prescrizioni emesse dalla sesta sezione della corte di Cassazione, presidente Renato Giuseppe Bricchetti , che ha annullato con rinvio il capo di imputazione relativo al reato di corruzione per il quale sono imputati, Giovanni Carenzio e il sottufficiale dell’Arma, Zito. Scarano, per quest’accusa, era stato assolto in primo grado dal tribunale di Roma, ma la Corte di Appello, lo ha ritenuto colpevole, nel 2019, di corruzione e calunnia per aver denunciato falsamente lo smarrimento di un assegno bancario dell’importo di 200mila euro. Per i giudici della Corte di Appello capitolina-scrive la Città – che accolsero il ricorso del procuratore generale, Zito, quale pubblico ufficiale, in quanto agente distaccato all’Aisa (Agenzia informazioni e sicurezza interna) all’epoca dei fatti, sulla base di un accordo corruttivo con Scarano e Carenzio, si accordava per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, mettendosi a disposizione per l’illecito trasporto in Italia dalla Svizzera di 20 milioni di euro in contanti. A tale scopo occupava del trasporto aereo privato con un vettore che lui conosceva per ragioni di ufficio e assicurava la vigilanza armata di un suo commilitone, resosi disponibile ritenendo trattarsi di lecita attività istituzionale perché Zito gli aveva riferito di dover «fare una cosa di lavoro». Secondo la pubblica accusa, Scarano versò al sottufficiale una prima tranche di 400mila euro, attraverso un assegno bancario che fu messo all’incasso, ed altri 200mila euro, sempre tramite titolo bancario, che Zito non riuscì ad incassare perché, nel frattempo, monsignor Scarano ne aveva denunciato lo smarrimento. Falsa accusa che è costata al prelato salernitano la condanna per calunnia. Per i giudici di cassazione non è ben motivato il particolare, non trascurabile, che Zito «aveva la possibilità di eludere i controlli doganali facendo uso delle prerogative connesse al suo ruolo ed alla sua qualifica di operatore Aisi ». Per gli ermellini, la sentenza impugnata, quella della Corte di Appello di Roma, nel motivare la condanna per corruzione si limita genericamente, senza concretamente fornire una benché minima giustificazione di tale assunto, «che Zito – secondo le promesse “ ad initio ” fatte a Scarano e Carenzio, pose in essere atti – abusivi e pagati – che certamente erano compresi nelle sue possibilità di movimento quale agente Aisi». Ed è sulla carenza di motivazione che i giudici di Appello del tribunale di Roma dovranno rideterminarsi per colmare i punti e i profili critici segnalati in ordine alla presunta accusa di corruzione. Respinto, invece, il ricorso Scarano in relazione all’accusa di calunnia.

Per la Cassazione, benché la condotta del prelato sarebbe stata attuata in stato di necessità o legittima difesa, resta il dolo generico perché «l’affermato intento di bloccare l’indebita percezione di una somma di denaro che Scarano riferisce di ritenere oggetto di estorsione da parte di Zito, non giustifica in ogni caso la condotta calunniosa ».Le grane giudiziarie per Monsignor Scarano non sono solo queste. Ci sono stati i processi per il ‘Caso Ior’, sullo cambio tra soldi e assegni circolari, per evasione fiscale e usura ed esercizio abusivo del credito. Il prelato salernitano è finito più volte al centro di inchieste giudiziarie anche a Salerno. E non sono ancora chiuse

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