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Brexit, un incubo per gli imprenditori salernitani: a rischio un giro d’affari di oltre 325 milioni di euro Cronaca Economia Primo piano 

Brexit, un incubo per gli imprenditori salernitani: a rischio un giro d’affari di oltre 325 milioni di euro

Brexit, fiato sospeso per decine di imprese e migliaia di cittadini salernitani. Dopo la bocciatura dell’accordo tra governo britannico e Ue, c’è lo spettro di un’uscita “no deal” del Regno Unito dall’Unione Europea, alla scadenza del 29 marzo. E gli effetti potrebbero essere pesanti su dogane, confini e libera circolazione di persone e merci. Tradotto in numeri, è a rischio un giro d’affari da oltre 325milioni di euro l’anno, per le aziende della provincia di Salerno. E tremano anche tanti residenti in Gran Bretagna per studio o lavoro.

I timori per l’economia. Un report della Camera di commercio presieduta da Andrea Prete, realizzato su dati Istat, attesta che nel 2015 la provincia di Salerno vantava un terzo delle esportazioni campane in Gran Bretagna (918 milioni di euro). «Lo sguardo è generalmente preoccupato per Brexit, ma anche per lo scenario in rallentamento dei paesi più importanti dell’Ue» avverte Agostino Gallozzi, leader dell’omonimo gruppo operante nell’industria marittima, da decenni presente nel Regno Unito. Le aziende salernitane, come le altre, cercano di decifrare lo scenario. Il ripristino delle barriere doganali comporterebbe un aggravio dei costi e tempi meno rapidi. E l’incertezza sulla velocità dei traffici commerciali, come noto, è nemica dell’economia. Oggi, per Salerno, l’export in Gran Bretagna è il 14,4% del valore complessivo dei beni. Un volume inferiore soltanto a quello verso la Germania. Le cifre sono lo specchio di legami storici. Basta ricordare come la Gran Bretagna valga solo il 9,4% per l’intero export campano. Analoga dinamica per l’import britannico: a Salerno vale il 5,5%, per la Campania appena il 2,5%. Nel 2015, la bilancia commerciale di Salerno era in attivo per quasi 220 milioni di euro.

I comparti più a rischio. In cima ai timori c’è il comparto agroalimentare, dove primeggia la filiera delle conserve di pomodoro. L’export verso il Regno Unito del comparto agricolo è di 25milioni di euro, pari al 7,6% del totale esportato; l’alimentare è l’80,8% del totale, pari a 263 milioni di euro. In campo manifatturiero spiccano l’industria dei metalli (3,6%) e dei mezzi di trasporto (3,6%). Altro segmento rilevante è quello di gomma e plastica, i cui prodotti generavano sul mercato britannico nel 2015 – un valore di 5,7 milioni di euro, ovvero l’1,7% del totale dell’export salernitano. Significativo anche il settore degli apparecchi elettrici (3,9 milioni di euro pari all’1,2%). Per quanto riguarda le importazioni dal Regno Unito, dominano i mezzi di trasporto (73,4%), seguiti dall’industria dei metalli (11,5%) e dalla moda (4,7%).

I britannici a Salerno. La Camera di commercio afferma che, al 31 marzo 2016, erano 184 i britannici che risultavano guidare imprese sul territorio provinciale. «L’analisi dei dati – spiega il report – consente di individuare le seguente caratteristiche degli stessi: un imprenditore britannico su quattro ha l’effettiva gestione dell’impresa salernitana nella quale opera, ricoprendo la carica di amministratore (39,7%) o di titolare (36,4%). Per quanto riguarda l’età, si evidenzia la prevalenza della classe di età che va dai 30 ai 49 anni (47%) e la scarsa presenza di under 30 (2%)». Tra le aziende britanniche a Salerno, prevaleva la forma societaria (complessivamente tra società di persone e di capitale oltre il 50%).

Il turismo incoming. Con quasi 35mila arrivi e oltre 191mila presenze nel 2014, il Regno Unito occupava la terza posizione tra i mercati di provenienza per la provincia di Salerno. Negli esercizi ricettivi, equivaleva al 7,8% del totale arrivi e al 10% delle presenze degli stranieri. I sudditi di sua maestà sono «più presenti in termini assoluti nelle strutture alberghiere (quasi 26mila arrivi e 120mila presenze) – rileva la Camera di commercio –, sebbene il loro peso sia più significativo nelle strutture extralberghiere, raggiungendo il 10% in termini di arrivi e oltre il 12% in termini di presenze. È di 5,5 giornate, la permanenza media in provincia del turista inglese, a fronte delle 4,3 in media del turista straniero. La maggiore permanenza del turista proveniente dal Regno Unito appare più evidente negli esercizi extra-alberghieri, dove si registrano in media quasi due giornate in più di soggiorno.

Gli studenti Erasmus. Brexit spaventa anche gli studenti del progetto Erasmus. Al momento, in Gran Bretagna ci sono 37 iscritti all’ateneo di Salerno, partecipanti al programma di mobilità studentesca. Un occhio al futuro è riservato nell’incontro previsto il 28 gennaio 2019 al Campus di Fisciano, dove l’università di Salerno incontra l’università di Portsmouth. «Discuteremo di varie questioni – spiega il delegato Erasmus di Ateneo, professor Gianluca Sbardella – e in particolare la questione Brexit, che ci interessa per gli studenti in uscita e quelli, eventualmente, in entrata». (fonte: lacittadisalerno.it)

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