BOTTE DA ORBI: GIOVANISSIMI SEMPRE PIÙ VIOLENTI!
Notizie recenti della nostra cronaca, hanno riportato vari episodi di violenza collettiva tra gruppi di giovani.
Riteniamo opportuno chiarire le problematiche penali in merito, coadiuvati dall’avvocato Simone Labonia, con una panoramica normativa e sociale del fenomeno.
La rissa è un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra i giovani, alimentato da dinamiche sociali come la ricerca di visibilità sui social, la pressione del gruppo e il disagio psicologico. Questo comportamento violento, spesso sottovalutato, rappresenta una seria questione penale e sociale, regolata dall’articolo 588 del Codice Penale, che
definisce la “rissa” come un evento che coinvolge più persone in uno scontro fisico. La partecipazione è punita con la reclusione fino a sei mesi o una multa fino a 300 euro. Tuttavia, la pena aumenta significativamente in caso di “rissa aggravata“, ossia quando dallo scontro deriva la morte o lesioni gravi. In questi casi, i partecipanti possono essere puniti con pene fino a 12 anni di reclusione, a seconda del danno arrecato.
Un aspetto importante è che la responsabilità penale ricade su tutti i partecipanti, anche se non hanno causato direttamente il danno, poiché la rissa è considerata un reato di “pericolo collettivo“. La legge mira a prevenire situazioni in cui la violenza può degenerare, rendendo chi partecipa responsabile della condotta complessiva del gruppo.
La Comunità Europea ha evidenziato la necessità di politiche preventive attraverso campagne di sensibilizzazione e progetti educativi, che promuovono la collaborazione tra Stati membri per contrastare fenomeni di violenza giovanile. Inoltre, il Parlamento Europeo ha sollecitato misure per il monitoraggio degli spazi pubblici e una maggiore attenzione al disagio giovanile.
La diffusione delle risse tra i giovani riflette un malessere sociale più ampio. Il ruolo dei social media, spesso usati per organizzare o diffondere video di scontri, amplifica il fenomeno, normalizzandolo e incentivandolo. Questo contesto richiede un intervento non solo penale, ma anche educativo, per insegnare il valore della convivenza civile e delle regole.
Per contrastare efficacemente il fenomeno, occorre un approccio integrato: pene proporzionate e dissuasive, interventi educativi nelle scuole, sostegno psicologico per i giovani e una maggiore regolamentazione dell’uso dei social media.