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Antonio Landi, il “Coppi” della Valle dell’Irno festeggia novant’anni Altri sport Sport 

Antonio Landi, il “Coppi” della Valle dell’Irno festeggia novant’anni

“Arrivare secondi è quasi facile, il difficile è vincere”: basta questa frase che ripeteva agli amici di squadra quasi come un mantra, per capire la mentalità vincente del ciclista Antonio Landi. La stessa che lo accompagnerà alla conquista di oltre sessanta titoli, tra il 1948 e il 1962. Il libro “Antonio Landi, una vita su due ruote”, ripercorre le tappe vincenti del “Coppi” della Valle dell’Irno, definito così anche per le sue posizioni politiche vicine alla sinistra, che testimoniò col suo impegno politico nel ruolo di amministratore comunale di Pellezzano. Antonio Landi ha compiuto ieri 90 anni, Nato a Pellezzano nel 1930, iniziò la sua carriera ciclistica nel 1948 con il gruppo “Velo Sport Murino” di Fratte. Poi, il passaggio a varie società, tra cui il “Cral Cirio Napoli” e l’approdo finale alla “Baratta”. Sono state davvero tante le vittorie conseguite da Antonio Landi. Basti ricordare che della gloriosa società “Baratta Battipaglia”, Antonio Landi fu l’unico a laurearsi campione regionale dilettante. Nell’intervista rilasciata al quotidiano La Città oggi in edicola il “Coppi” della Valle dell’Irno racconta la sua carriera sulle due ruote: “Avevo 18 anni e non potevo perdere tempo con juniores ed allievi. Il bello che vinsi subito. In salita spingevo i rapportoni ed era difficile tenere la mia ruota”. Tante le vittorie conquistate… “Vittorie e podi non si contavano. Ho partecipato con la rappresentativa campana a tre campionati italiani e nel 1952 andai in fuga con Guido Carlesi, poi vincitore di tappe al Giro, al Tour ed alla Vuelta, e con il grande Gastone Nencini. Non trovammo l’accordo ed il gruppo ci riprese. Stare con loro fu comunque una bellissima esperienza”. Antonio Landi ha un pensiero anche per la famiglia, all’arrivo trovava sempre la signora Anna Cuccurullo, sua moglie… “Anna, quando le corse passavano per Baronissi, scendeva da Pellezzano con la piccola Luisina nel passeggino e mi aspettava con la borraccia al solito posto. Poi venne anche con Gianni. A vederli la stanchezza mi passava di colpo e si moltiplicava la voglia di vincere. Siamo una famiglia unita e felice, io e mia moglie siamo orgogliosi di tutti e cinque. Li nomino nell’ordine: Luisa, Gianni, sempre innamorato del ciclismo, Carmine, valoroso cardiochirurgo, Enza ed Orietta”. Disse basta nel 1962… “Non perchè non ce la facessi. Avrei potuto continuare ancora per altri tre anni ma volli togliere mia moglie da ogni angoscia. Mi staccai dalla bici ad 80 anni: una mattina un camion mi strinse in curva, rimasi illeso ma decisi all’istante di deporre la Pinarello nella stanza dove aveva studiato Carmine. E’ qui che custodisco tutti i trofei, le foto, le maglie e gli articoli dei giornali”.

mm

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