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Anche un olevanese tra i vincitori del “Premio Letterario Streghe Vampiri & Co.” Attualità Provincia e Regione 

Anche un olevanese tra i vincitori del “Premio Letterario Streghe Vampiri & Co.”

Tre vincitori su 535 partecipanti e 90 finalisti. Con questi numeri si archivia la X edizione del Premio Letterario Nazionale Streghe Vampiri & Co. organizzato da Giovane Holden Edizioni in collaborazione con Associazione Culturale I soliti ignoti. Non è stata un’edizione uguale alle altre. In ottemperanza alle disposizioni di legge per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, l’organizzazione si è affidata alla tecnologia e ha adottato una soluzione quanto più possibile vicina alle esigenze e alle aspettative di ogni finalista. La cerimonia si è così tenuta sabato alle ore 16 completamente online, in diretta sulla pagina Facebook della Giovane Holden Edizioni. Alla presenza degli organizzatori del Premio e della Presidente di Giuria, dott.ssa Enrica Giannelli, sono stati comunicati i nomi dei vincitori.

Il primo classificato di ogni sezione (romanzo, racconto e poesia) riceverà in premio la pubblicazione ad personam del proprio elaborato nelle collane di narrativa e poesia di Giovane Holden Edizioni.

Il Primo Premio Romanzo inedito è stato assegnato a Raffaele Longo (Olevano sul Tusciano) autore di “In nome del piccolo popolo”. La motivazione: “Il romanzo ci riporta alle magiche creature della tradizione e delle fiabe, al regno delle fate a cui si accede da alberi altrettanto magici, cerchi di funghi e colline incantate. La storia però assume tratti più contemporanei nello sviluppo della trama, infatti le leggende sono riproposte come componenti di un processo. A presiedere la corte è uno gnomo, il Magistrato Giudice di Pece, che nella notte in cui tutto è possibile deve, dopo avere ascoltato le arringhe dell’Avvogatto e dell’Avvofata, applicare la legge fatata. Così troviamo Fatina e Topino uno contro l’altro per decidere chi ha maggior fama e quindi diritti sui dentini dei bambini; il Ranocchio dello stagno contro la Principessa che lo molesta affinché si trasformi in principe; e cosa dire del Coniglietto Pasquale che fa causa ai folletti di Babbo Natale per la decorazione poco appropriata delle sue uova? Ma non fatevi fuorviare dal tono scherzoso e dalla scrittura accattivante, all’alba ogni sentenza porta con sé una morale e un messaggio estremamente attuale.”

Fabrizio Di Filippo (Treviso) con “Il progetto di Ariel” ha vinto il Primo Premio Racconto inedito. La motivazione: “Un costrutto assemblato per sopravvivere a qualunque scenario dopo la fine del mondo attuale: è Ariel, il protagonista del racconto di Fabrizio Di Filippo. Creatura bambina ma già più che formata, potente e fragile, dalle possibilità infinite ma nuda di conoscenze. Ogni parola che il suo padre pronuncia è un mondo che gli schiude. Tra le ascendenze mitiche e la crudezza di un crepuscolo della civiltà moderna, Ariel avanza verso la conquista della consapevolezza di sé. In una atmosfera sospesa e dalle tinte cupe di un diluvio forse definitivo, emerge la figura di un essere inquietante, in cui echeggiano sia il Frankenstein di Shelley che il Newborn di Jeunet: un Ubermensch imprevedibile e tetro, reso mostruoso non dal suo aspetto, quanto piuttosto dalla sua non necessità di sentimenti. E se il prossimo futuro, dopo la catastrofe umana, fosse davvero suo?”

Il Primo Premio Poesia inedita è stato assegnato a Manuel Pellegrino (Caraglio – Cuneo) per la lirica “La ballata delle vergini perdute”. La motivazione: “Melodia tragica di una ballata trobadorica, che risuona forte e che ci porta lucidi nel territorio del delirio e della morte. Con un tono epico da poesia dei canzonieri, consente alla memoria di ricordare, di lasciare una traccia nel frangente in cui lo spirito scompare. Quando la banalità del male strappa ali innocenti dalla coscienza, solo la traccia sacra di un canto popolare resta a testimoniare quanto è stato. Non si disperde, ma resta in un afflato senza tempo che può servire a rendere fertile la volontà di chi vuole osare la libertà, chi sceglie di non scordare che l’agire del male è opera intenzionale, e non coscienza sdrucciolevole, o molle resa alla vendetta. Si può scegliere, se non di opporsi, di urlare, di testimoniare. Una ballata che arriva sorda e intensa come un fumo nero, portandoci segnali che risuonando nella mente, che ci chiedono di lottare, di schierarsi, di scegliere, e, come ai cavalieri di epoca trobadorica, di brandire la spada per necessità di amore.”

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