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“Adesso basta, è peggio di Fini…” Berlusconi sconfessa la Carfagna Politica Primo piano 

“Adesso basta, è peggio di Fini…” Berlusconi sconfessa la Carfagna

Adesso basta, Mara non può continuare a fare il controcanto. Sta diventando come  Fini…”. Mai si poteva immaginare che un giorno Silvio Berlusconi avrebbe pronunciato queste parole nei confronti della sua prediletta Mara Carfagna, cresciuta a pane e Forza Italia, voluta fortemente dallo stesso Cavaliere in Parlamento e valorizzata in questi anni, non solo come ministro del suo ultimo governo, ma poi come vicepresidente della Camera, e ancora come coordinatrice degli azzurri. In un amen però tutto cambia. E ora viene addirittura accostata a colui che ha più ferito in questi lunghi 25 anni di discesa in campo il leader azzurro. Vale a dire Gianfranco Fini.

Ma partiamo dall’inizio. Succede  l’altro ieri, in Senato, che Forza Italia si astiene sulla mozione Segre che ha come scopo quello di istituire una Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza e dell’istigazione all’odio e alla violenza. Succede appunto che un minuto dopo il via libera di Palazzo Madama, la vicepresidente della Camera prende carta e penna e si dissocia dall’atteggiamento degli azzurri in Aula: “La mia Forza Italia avrebbe votato a favore. Stiamo tradendo i nostri valori”. Ad Arcore, appena legge la dichiarazione, il Cavaliere sbotta e inizia a telefonare. Non ne può più del “controcanto” di “Mara”, delle sue uscite a ogni piè sospinto contro Forza Italia. “Ora ha stufato”, si sgola con i fedelissimi. “Sta facendo come Toti e Fini”. E ancora: “Cerca la legittimazione dai nostri detrattori solo per farci male. Ormai si è montata la testa”. A Villa San Martino qualcuno accosta la vicenda ai giorni del “che fai, mi cacci?”, alla direzione nazionale del Popolo della Libertà che sfociò nello scontro fra l’ex premier e Fini, proprio a causa del controcanto quotidiano. Non a caso di lì a poco l’ex presidente della Camera se ne andò dalla casa berlusconiana e fondò un partito, Futuro e Libertà, “e sappiamo tutti come è andata a finire”, sottolineano dalla war room del tycoon.

Lo scontro sulla mozione Segre, dentro Forza Italia, non ha certo il pàthos della battaglia che si è consumata, oggi a Montecitorio, nel corso del voto finale su Dl Impresa, con il Pd che ha accusato Fratelli d’Italia di aver attaccato il dem Emanuele Fiano definendolo “sionista”. Nell’emiciclo si registra una vera e propria bagarre con tanto di insulti. Altra cosa è quello che si verifica dentro le file azzurra che cela il dibattito sulla linea politica, sul ruolo degli azzurri dentro la coalizione a trazione di Salvini. Si legge in questa chiave la presa di posizione del senatore Andrea Cangini, che proprio su queste colonne ha vergato un blog che sposa la posizione della vicepresidente della Camera: “Forza Italia è caduta in una trappola”. Nel pomeriggio, però, Berlusconi sconfessa ufficialmente la Carfagna e scrive una nota inequivocabile, anche piuttosto dura, che non lascia alternativa a chi oggi nel partito rumoreggia,  e a chi vuole mettere in discussione l’alleanza con Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Mi aspetto che nel Movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dei dubbi sul nostro impegno a fianco di Israele e del popolo ebraico, contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo”. Eppoi la inequivocabile rasoiata finale: “Le discussioni, sempre legittime, si fanno all’interno e non a colpi di agenzia: se qualcuno vuole invece seguire strade già percorse da altri, ne ha naturalmente la libertà, ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia”. Insomma, Berlusconi che non hai mai adorato il dissenso, mette davanti al fatto compiuto la sua (ex) preferita, la stessa che aveva messo in discussione per la presenza di Casa Pound la manifestazione di Piazza San Giovanni di due settimane fa. O dentro, o fuori. Non ci sono altre vie. O si rispetta il verbo del grande Capo, o è preferibile lasciare la casa madre. Ed è come se Berlusconi volesse anticipare il “che fai, mi cacci?”. D’altro canto, il partito è e resta padronale. Così è nato, e così morirà.

Ora bisogna capire la prossima mossa della vicepresidente della Camera che si trova davanti a un sentiero stretto. Se la porta renziana appare chiusa, secondo qualcuno “anche per il veto di Maria Elena Boschi”, l’altra via da percorrere potrebbe essere quella di un partito con Giovanni Toti. Una sorta di colonna “liberal” del salvinismo, come ha scritto oggi Ugo Magri sulla Stampa. Il tutto solo e soltanto se arrivasse il lasciapassare di Matteo Salvini. Toti e Carfagna hanno avuto un colloquio, oggi pomeriggio, a Montecitorio. Il governatore della Liguria ha ribadito la sua posizione: “Dobbiamo essere qualcosa di diverso da Salvini ma che comprende Salvini”. Per l’ex delfino di Berlusconi non esiste una schema diverso dal centrodestra ortodosso. Anche perché Toti sarà ricadidato alle regionali in Liguria, con il sostegno di Salvini e Meloni. E allora cosa farà la vicepresidente della Camera? “E’ delusa”, ha sussurrato Toti dopo il colloquio. E qualcuno che  ha sentito il governatore mormora che “Mara ormai si sente un ospite dentro Forza Italia, e ha le ore contate dentro al partito”. Non è dato sapere cosa farà. Certo è che dalle parti del Capitano storcono il naso al solo sentire nominare la parola “Carfagna”. “Non esiste”, sospira un pezzo da novanta di via Bellerio. È cosa nota che fra Matteo e Mara non corra buon sangue, anche perché i leghisti non dimenticano gli attacchi quotidiani della Carfagna a Salvini quando quest’ultimo sedeva al Viminale. (fonte huffingtonpost.it)

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