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Accadde oggi: il 3 giugno 1963 muore Giovanni XXIII, il Papa Buono che salvò tanti ebrei dall’olocausto Cronaca 

Accadde oggi: il 3 giugno 1963 muore Giovanni XXIII, il Papa Buono che salvò tanti ebrei dall’olocausto

Accadde oggi: nel pomeriggio del 3 giugno 1963 (57 anni fa), la febbre di Papa Roncalli, gravemente malato, (aveva da tempo un tumore allo stomaco) raggiunge i 42 gradi, alle 19,49 dello stesso giorno, il Santo Padre muore. Aveva poco più di 81 anni. Diciotto anni più tardi, nello stesso giorno (oggi), Giovanni Paolo II veniva dimesso dall’ospedale in seguito all’attentato di piazza San Pietro.

“Perché piangere? E’ un momento di gioia questo, un momento di gloria” erano state le sue ultime parole, rivolte al segretario  Loris Francesco Capovilla. Subito dopo il comunicato della Radio vaticana, trasmesso alle ore 19,53. “Con l’animo profondamente commosso diamo il seguente annuncio: “ Il Sommo Pontefice Giovanni XXIII è morto. Il Papa della bontà è spirato, oggi, religiosamente e serenamente, dopo aver ricevuto i Sacramenti di Santa Romana Chiesa nel suo appartamento del Palazzo Apostolico vaticano, assistito premurosamente dai collaboratori più intimi e dai medici curanti. Il morbo inesorabile, che si era aggravato negli ultimi mesi e che tuttavia non aveva impedito, al Vicario di Cristo, di espletare con indomita volontà e pastorale zelo, gli ardui compiti del suo alto officio, ha stroncato la sua forte fibra. Angelo Giuseppe Roncalli, nasce il 25 novembre 1881, a Sotto il Monte, un comune di circa 4.000 persone, in provincia di Bergamo. Viene eletto 261° Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, il 28 ottobre 1958, con il nome di Giovanni XXIII. In meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare un forte e rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale, promosse la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. E’ ricordato con l’appellativo di “Papa buono.” Fondamentale è stato l’insegnamento di Papa Roncalli sui temi della dottrina sociale, iniziando con l’enciclica Mater et Magistra, Giovanni XXIII, cominciò a dettare il suo magistero sulla questione sociale, che è sempre il tema inquietante degli ultimi secoli, sia nei rapporti tra le classi, sia in quelli fra nazioni. L’enciclica si riallaccia a quelle sociali precedenti: Rerum novarum di Leone XIII ( del 1891), e la Quadrigesimo anno di Pio XI ( del 1931). Sostanzialmente, essa non innova l’insegnamento della Chiesa sull’argomento, insegnamento il cui spirito è di pacificazione tra le classi e di conciliazione degli interessi. Mentre da un lato conferma il diritto della proprietà privata, dall’altro assegna particolari doveri sia ai privati che allo Stato, per l’equa remunerazione del lavoro o per quegli interventi pubblici sussidiari in tutti i casi in cui l’economia privatistica non sia soddisfacente. Un più ampio sviluppo delle idee tracciate nella Mater et Magistra ( maggio 1961) venne poi dato nell’altra enciclica Pacem in terris, anni dopo (aprile 1963). E la ragione per la quale Giovanni XXIII senti il bisogno di riprendere il discorso a così breve distanza di tempo, sta forse nel fatto che egli, nella sua vigile ansietà paterna per le sorti attuali dell’umanità, era venuto acquistando una coscienza sempre più preoccupata dello sconcertante allargamento del quadro geo-politico della storia umana. Per effetto di esso, la cristianità, che fino a ieri combaciava quasi esattamente con il mondo civile ed aveva l’incontrastato comando su chi ne stava fuori , si era ridotta ad una porzione dell’umanità, stretta da un lato da un gruppo potentissimo di nazioni avverse e minacciose e dall’altro lato da una folla di popoli nuovi o rinascenti, indecifrabile incognita per l’avvenire.

Nella Mater et magistra, solo nei due ultimi capitoli erano prospettati il tema dei rapporti tra paesi a sviluppo economico di grado diverso e quello di una collaborazione dei popoli sul piano mondiale.

Nella Pacem in terris, invece, tutta la terza e quarta parte, le più diffuse e importanti, sono dedicate ai rapporti tra gli esseri umani e le comunità politiche con la comunità mondiale. E, come a suo tempo fu convenientemente sottolineato, l’enciclica venne meditatamente indirizzata non soltanto alle gerarchie, al clero e ai fedeli, ma anche a “tutti gli uomini di buona volontà.”

Le ansietà di Giovanni XXIII trovarono la loro pratica espressione nella convocazione del Concilio, che doveva poi mostrare la propria sollecitudine per i fratelli separati e adoperarsi per l’unità della famiglia cristiana, oltre al rispetto dei suoi avversari, la Chiesa oggi doveva usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità.

E’ stato realizzato il nuovo museo “ J23” a Sotto il Monte , nella casa natale del Papa, donata al Pime (Pontificio istituto missioni estere) poi ristrutturato, che propone un viaggio virtuale nella storia: quella di Roncalli e con la “s” maiuscola, in cui si trovò a vivere il suo tempo. Ogni giorno fedeli di ogni parte d’Italia, e non solo, “ lasciano bigliettini, talora vergati con mano tremante di anziani, a volte con la grafia paffuta del bambino delle elementari”, vengono a chiedere guarigioni, a confidare le pene del cuore o, semplicemente spinti dal ricordo di un Papa sentito “vicino.” Si calcola che ogni anno non meno di centomila persone passino da Sotto il Monte.

La Fondazione Wallenberg (un filantropo svedese che si adoperò nella seconda guerra mondiale, per mettere in salvo migliaia di ebrei nell’Ungheria occupata dai nazisti) e un articolo sul “Jerusalem Post” rilanciarono l’idea del riconoscimento a Giovanni XXIII di considerarlo “ Giusto tra le nazioni” per aver salvato, negli anni ’40, tanti ebrei a Istanbul, quando era delegato apostolico della Santa Sede.

Il Papa Buono è presente nel ricordo di tanta gente, credenti e non credenti. E’ stato dichiarato beato il 3 settembre 2000, da Papa Giovanni Paolo II, nell’anno del Giubileo.

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