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“A Scafati il clan si stava riorganizzando con  il genero di Franchino Matrone ‘a belva” Provincia e Regione 

“A Scafati il clan si stava riorganizzando con il genero di Franchino Matrone ‘a belva”

“Condanne severe perché Buonocore è soci stavano fondando un nuovo clan a Scafati, sulla scia della vecchia cosca di Franchino Matrone ‘a belva. In questa ottica si devono configurare gli attentati in citta alle attività commerciali. Il giudice di primo grado ha dato una chiave di lettura che non rappresenta la realtà dei fatti”. È uno dei passaggi della dura requisitoria in Appello del procuratore generale affiancato dal pm della Dda Giancarlo Russo contro Peppe Buonocore e i suoi sodali condannati in primo grado a pene miti rispetto alla richiesta dello stesso pm. “E proprio perché tutti gli imputati facevano parte della nascente cosca, terrorizzando i commercianti facendo leva sulla loro matrice camorristica, ora chiediamo condanne anche per chi è stato assolto in primo grado da un giudice, ripetiamo, che non ha tenuto in considerazione il grado di criminalità di Buonocore. Che è il vertice della nascente associazione criminale”. In primo grado c’erano state condanne molto ridimensionate nei confronti dei “signori” del pizzo che a pistolettate e bombe chiedevano le tangenti ai commercianti scafatesi. Furono comminato 30 anni con un forte sconto, dovuto alle assoluzioni pronunciate dal giudice che processo’ gli imputati con l’abbreviato. Spiccarono le assoluzioni di Pasquale Palma, Patrone Nicola, Panariello Marcello ed Elvira Improta. Condanna fortemente ridimensionata per Giuseppe Buonocore, alias Pepp ‘ e Scafati ( difeso dagli avvocati Massimo Autieri e Stella Criscuolo) considerato il nuovo reggente della presunta cosca malavitosa. Condanne in linea con le attese per Barbato Crocetta Giovanni e Panariello Pasquale. Il primo aveva riportato una pena di 7 anni e 2 mesi per la tentata estorsione consumata ai danni di un tabaccaio, armi, reati aggravati dal metodo mafioso, riciclaggio, ricettazione e detenzione di marijuana. Il Barbato non aveva confessato i reati e non ha collaborato con la giustizia. Pasquale Panariello condannato alla pena di 6 anni e 2 mesi per tentata estorsione iper G, detenzione di armi aggravati dal metodo mafioso e detenzione di droga. Antonio Palma, soggetto già coinvolto nella faida sanguinaria Muollo- Ridosso, aveva riportato una condanna di 4 anni per la tentata estorsione iper G e per la detenzione di armi. Per questa tentata estorsione era stato assolto Nicola Patrone. Anche Vincenzo Muollo aveva riportato l’assoluzione. Secondo gli inquirenti avrebbero chiesto tangenti a suon di bombe e proiettili. Tre i tentativi di estorsione avvenuti tra i mesi di agosto e dicembre 2018 ai danni di un imprenditore dell’area scafatese, contestati agli imputati che facendo riferimento all’appartenenza al clan Matrone di Scafati, chiedevano ai commercianti di pagare il pizzo. Tra i vari attentati c’è quello nei confronti dell’insegna dei Roxe Legend Bar di via Melchiade di proprietà della famiglia Buonocore. Un altro davanti al centro scommesse di via Martiri d’Ungheria “Fly Play”. E ancora, colpi di pistola calibro 7,65 nei confronti del bar La Dolce Vita di Giuseppina Generali, moglie di Dario Spinelli (ora pentito) per finire ad agosto 2017 quando finirono nel mirino la pescheria Acqua e Sale di via Montegrappa (a commettere l’attentato furono per gli inquirenti i fratelli Panariello) il negozio di parruccheria Nico Style di Nicola Tamburo. Ora la richiesta di condanna per tutti. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Gennaro De Gennaro, Massimo Torre e Anna Fusco.

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