HO SEMPRE LAVORATO A NERO: POSSO COMUNQUE FAR VALERE I MIEI DIRITTI?
I suggerimenti dell’avvocato Simone Labonia.
Lavorare “a nero” significa essere impiegati senza un contratto regolare, senza tutele, senza contributi versati.
In Italia, questa condizione riguarda ancora centinaia di migliaia di lavoratori, spesso spinti dalla necessità o da rapporti di forza squilibrati.
Ma anche se il lavoro non è stato regolarmente dichiarato, i diritti del lavoratore non svaniscono.
Esistono strumenti concreti per farli valere, anche a posteriori.
Innanzitutto, il lavoratore può rivolgersi all’Ispettorato del Lavoro per segnalare la propria situazione.
È possibile farlo anche in forma anonima o tramite un sindacato.
Gli ispettori possono avviare controlli e, se emergono prove di lavoro sommerso, il datore di lavoro rischia sanzioni e l’obbligo di regolarizzare la posizione contributiva.
Le testimonianze, i messaggi, le buste paga “in nero”, i turni indicati su WhatsApp o semplici testimoni possono costituire elementi utili per dimostrare l’effettiva prestazione lavorativa.
In secondo luogo, è possibile agire legalmente: anche chi ha lavorato senza contratto può rivolgersi ad un avvocato del lavoro o al giudice, per ottenere il riconoscimento del rapporto di lavoro, il pagamento delle retribuzioni dovute e dei contributi previdenziali non versati.
La legge italiana prevede la possibilità di richiedere fino a cinque anni di arretrati.
È fondamentale sapere che non si è soli: sindacati, associazioni di tutela e avvocati specializzati offrono supporto ai lavoratori.
Far valere i propri diritti, anche dopo anni di “lavoro nero”, è possibile.
La legge è dalla parte dei lavoratori e denunciare non significa solo difendere se stessi, ma anche contribuire ad un mercato del lavoro più giusto per tutti.
“Se desideri approfondire l’argomento, rivolgiti al tuo legale di fiducia”!