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24 maggio 1999 – 24 maggio 2019, vent’anni di dolore

Saliamo su quel treno da vent’anni, ogni maledetto 24 maggio. E ogni volta speriamo – scioccamente, inconsapevolmente – che quel destino ormai scritto come storia sulla pietra possa cambiare. Perché troppo atroce, inaccettabile e assurdo è il ricordo lasciatoci da quel giorno. Saliamo su quel treno, perché la coscienza d’un tempo senza memoria ce lo impone, ce lo ordina, e vorremmo scappar via prima che sia troppo tardi. Sì, prima che Simone Vitale si lanci tra le fiamme per rispondere alla chiamata del suo cuore da vigile del fuoco. Prima che Ciro Alfieri ed Enzo Lioi si stringano in un abbraccio mortale. Prima che anche di Peppe Diodato non resti che un corpo carbonizzato senza vita. Saliamo su quel treno per rivivere la tragedia più grande che la Salerno del calcio ricordi. È un coltello che trafigge l’anima e oggi, come sempre accade il 24 maggio, affonda la sua lama sino a farci conoscere il più atroce dei dolori. Quattro giovanissimi uccisi nel fiore degli anni dalle fiamme assurde d’un convoglio di passione  per la maglietta granata, quel simbolo che tra meno d’un mese festeggerà i suoi cent’anni di storia. Saliamo su quel treno e il cuore piange in silenzio, con la voce “di dentro” che strilla. Urla fino a impazzire, mentre la mente va a ritroso a quella domenica bestiale del 1999, ultima giornata del campionato di serie A. La Salernitana e i suoi 10mila tifosi al seguito a Piacenza avevano pianto una beffarda e – come cronaca riconobbe e storia avrebbe poi confermato – tremendamente immeritata retrocessione in B.

 

fonte La Città

mm

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