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VALORE DI UN ALIBI ED EFFETTO MEDIATICO SU UN SOSPETTO DI OMICIDIO L'Avvocato risponde 

VALORE DI UN ALIBI ED EFFETTO MEDIATICO SU UN SOSPETTO DI OMICIDIO

Commentiamo con l’avvocato Simone Labonia, la notizia del ritrovamento, in provincia, del cadavere di una donna, e dei sospetti avanzati sul convivente.

Quando un sospetto di omicidio emerge, le dinamiche legali e mediatiche si intrecciano in maniera complessa, influenzando non solo il corso delle indagini, ma anche la percezione pubblica. La questione dell’agibilità, ovvero la possibilità per una persona sospettata di essere indagata, processata o detenuta, ha una valenza fondamentale in termini di garanzia dei diritti individuali, ma si scontra spesso con la sensazione di colpevolezza che deriva dalla copertura mediatica.

Dal punto di vista giuridico, un sospetto di omicidio è un soggetto che, pur essendo sotto indagine, deve godere della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, come sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana. L’agibilità di un sospetto, ovvero la sua possibilità di partecipare attivamente alla propria difesa e di non essere ingiustamente limitato nei suoi diritti prima di una condanna, è cruciale per un equo processo. Questo implica che, fino a prova contraria, l’indagato dovrebbe mantenere la sua libertà e poter esercitare i propri diritti, salvo specifiche misure cautelari disposte dal giudice.

Tuttavia, il ruolo dei media spesso complica questa dinamica. La pubblicazione di notizie che descrivono il sospetto come potenziale autore del delitto può influenzare l’opinione pubblica e, di conseguenza, la percezione stessa della giustizia. L’effetto mediatico può generare una sorta di “processo parallelo“, in cui l’imputato viene giudicato dall’opinione pubblica prima che dal tribunale. Titoli sensazionalistici, dettagli non confermati e ricostruzioni ipotetiche alimentano una sensazione di colpevolezza che spesso sopravvive anche alla sentenza assolutoria, lasciando una macchia indelebile sulla reputazione del sospettato.

Questo fenomeno, noto come “colpevolezza percepita“, rischia di minare la fiducia nel sistema giudiziario, che dovrebbe fondarsi esclusivamente su prove e su un’analisi oggettiva dei fatti. La pressione mediatica può anche incidere sul processo stesso, influenzando inconsciamente giudici e giurati, e creando aspettative di colpevolezza difficili da sradicare.

In conclusione, l’agibilità legale di un sospetto e la sua presunzione d’innocenza devono essere difese con fermezza, mentre i media dovrebbero trattare tali vicende con cautela, evitando di contribuire a un giudizio affrettato e sommario. Solo così è possibile garantire un equilibrio tra il diritto all’informazione e il rispetto della giustizia.







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