STORIE DI REMO, L’INCREDIBILE GEORGE
VII PUNTATA
La prima volta di George rimarrà per sempre un evento indimenticabile nella sua vita.
Per lui le aspettative di quel rapporto erano solamente sessuali ,ma poi nel contatto intimo con Lola aveva sentito qualcos’altro.
Lo sguardo della ragazza ,i suoi sospiri ,gli ansimi di piacere sussurrati erano stati una scoperta meravigliosa per un “esordiente”in avanscoperta.
George, quando veniva a trovarmi si presentava alla riapertura pomeridiana.
La mattina faceva i suoi giri nei dintorni,poi mangiava qualcosa in trattoria e dopo si metteva fermo davanti alla porta del mio negozio ad aspettarmi.
Aveva sempre cose belle da mostrarmi ,perché oltre a quello che “scartava” tra i suoi monili moderni da fondere ,ritirava anche le cose antiche che capitavano ai suoi colleghi.Ci voleva sempre una buona oretta per concludere i nostri affari ,ma poi entrambi ci rilassavamo e lui puntualmente mi chiedeva di bere una birretta ghiacciata .
Poi riprendeva i suoi racconti ,fino alla chiusura del negozio.
Quando entrava qualcuno ,smetteva di parlare,poi ,se vedeva che per me c’era qualche opportunità di vendita, usciva per rientrare alla fine.
Se avevo venduto millantava credito ,gloriandosi di essere lui a “portare bene” ,ma poi si riaccomodava dicendo:”Dove eravamo rimasti?”
Dopo le ultime vicende avvenute nella cucina del convitto con Lola, ci furono gli esami di terza media che posero fine alla sua vita di collegio.
I saluti, come sempre accade ,videro il solito scambio di indirizzi tra i compagni ,con tanti propositi di contatti futuri che sarebbero puntualmente rimasti disattesi.
Con Ciro ebbe un commiato commovente ,ma anche con lui non si sarebbe più né visto né sentito.
A riprenderlo era venuto zio Nunzio ; che usava un macchinone con le porte scorrevoli,comodissimo per caricare bagagli.
Oltre allo zaino ,George aveva un valigione immenso ,che poteva solo essere trasportato su un apposito carrellino .
Zio Nunzio stava ultimando il carico dei bagagli,quando l’ormai ex convittore esclamò: “padre Giustino ! “
Era un vecchio frate ,sempre stato
tanto buono con lui e
zio Nunzio lo esorto’:
“Dai,fa una corsa di sopra a salutarlo”
Il frate era nella sua cella ,perché di recente il diabete gli aveva procurato una cancrena al piede,costringendolo sulla sedia a rotelle.
George lo salutò’ con un caloroso abbraccio e lui gli mise nel taschino della camicia un santino .
Poi lo vide, visibilmente commosso ,volare giù per le scale.
Giunto a piano terra ,passando davanti alla cucina ,George trovo’ che la porta era socchiusa.
Fece capolino all’interno e vide
Lola che era di spalle ,chinata verso la cesta della legna ; lei trasalì
sentendo il cigolio della porta e istintivamente si voltò .
George le stava dinanzi ;.
aveva compiuto 14 anni da qualche giorno e il suo viso bruno era già quello di un ometto.
“Stavi andando via senza salutarmi “disse la ragazza un po’ contrariata .
George l’abbraccio’e tenendola stretta a se’ si trovò davanti agli occhi la porta che dava sul giardino ; era aperta ed in fondo si vedeva la grande magnolia ricolma di petali bianchi.Per un attimo affiorarono nella sua mente i ricordi di “quel giorno”
Non si staccava da quell’abbraccio e mentre avvertiva su di sé il calore delle forme rigogliose di lei.disse:
“Non dimenticherò’ mai quel pomeriggio
sulla madia ,è’ stata un’emozione bellissima”
Lola accennò ad un sorriso ,ma non riuscì a parlare.
Lui rivolgendole lo sguardo le mandò un bacio portandosi la mano sulle labbra.
Zio Nunzio era lì ad aspettarlo.
Avviò’il motore ed il ragazzo prima di salire in macchina lanciò un ultima occhiata al lungo balcone della camerata del primo piano ,dove tante volte si era affacciato a sognare il mondo fuori da quegli stanzoni del collegio.
Il papà di George faceva il cameriere in un ristorante sul mare;era un locale rinomato frequentato da turisti facoltosi.
Più che lo stipendio ,le mance arrotondavano generosamente le entrate degli addetti ,che dividevano bei gruzzoli di banconote.
Il padre di George, essendo il più anziano aveva la gestione di questi “extra”ed ogni sera procedeva alle divisioni, rispettando un preciso protocollo stabilito ed accettato da tutti .A volte però capitava che qualche ragazzo ,nuovo assunto,”imboscasse”
la regalia ed in quel caso si verificavano litigi terribili.
Il proprietario era molto simpatico;si chiamava Guerino ed usava un linguaggio molto colorito.
Egli decise di apporre al muro un cartello che recitava testualmente in italiano e inglese:
“Onde evitare una STRAGE, si prega i gentili clienti che lo desiderano,di lasciare le mance alla cassa.”
Questo cartello faceva sorridere e incentivo’ le mance che aumentarono ancora di più.
George si iscrisse all’Istituto Alberghiero ,
perché voleva lavorare anche lui nella ristorazione.
Ogni mattina saliva sull’autobus con il suo zainetto sulle spalle e andava a scuola.
Risultava tra i primi della classe ,ma purtroppo la disciplina era ancora il suo tallone d’Achille.
Già al primo anno stava rischiando una solenne sospensione.
Dovunque succedevano guai il suo nome era sempre tra i colpevoli.
All’epoca c’erano ancora i trimestri ed il terzo era quello decisivo per la promozione.Fu proprio in quel periodo che
la prof di inglese subi’un brutto incidente con la macchina ,per cui arrivò al suo posto una supplente molto originale.
Giovane e spregiudicata, aveva i capelli colorati ed era piena di “piercing”
I ragazzi stravedevano per lei e nei giorni in cui era prevista l’ora di inglese non mancava mai nessuno.
Era un ottima insegnante e pur essendo italiana sembrava una prof di madre lingua.
Fisicamente era bella ,formosa e molto disinvolta ,soprattutto nell’abbigliamento.
A volte si sedeva da un lato della cattedra e le sue gonne corte e larghe coprivano ben poco .
George durante l’ora di inglese si trovava magicamente sempre al primo banco.
Eccitatissimo e con l’adrenalina a mille si era innamorato di lei e dell’inglese,
Già per le lingue il giovanotto aveva una ottima predisposizione ,poi quando la prof insegna va la pronuncia ,lui pendeva dalle sue labbra,.Quando fu il suo compleanno la prof portò i dolcini e George che aveva un cugino fioraio si presentò con un grande fascio di rose.
Lei era molto commossa e abbracciò tutti i ragazzi e ,quando arrivò il turno di George ,questi quasi gli svenne tra le braccia.
I guai seri però cominciarono quando un alunno di un’altra classe “favoleggiò “
che la supplente di inglese non indossasse le mutandine.
Egli giurava di aver notato questo particolare una volta che la prof era scivolata entrando in classe e lui si era chinato per aiutarla a rialzarsi.
Per spiegare quello che accadde e’importante precisare un dettaglio.
Le cattedre erano chiuse davanti, proprio perché essendoci sotto una pedana ,la sedia dei professori era sopraelevata e se la cattedra avesse avuto il davanti aperto,avrebbe messo in difficolta le docenti femmine , costrette ad una eccessiva attenzione nella composta postura delle gambe.
Ma a guardarla bene, quella cattedra aveva davanti due fascioni orizzontali avvitati ai lati ,per cui si poteva facilmente togliere la doga superiore.
Questo fu quello che George fece ,insieme al suo compagno di banco ,prima dell’ora di inglese.
La prof entrò come sempre allegra e disinvolta e i ragazzi ,che si alzavano in piedi all’ingresso di ogni insegnante ,sedettero appena la prof annunciò il
“comodi “
Andò tutto secondo le previsioni ,perché appena lei si sedette per fare l’appello i ragazzi seduti di fronte andarono in fibrillazione
La prof come avrete immaginato era un tipo nervoso ; si sbatteva continuamente cambiando la posizione delle gambe .
Le accavallava,poi le metteva inclinate poi ancora ne cambiava la postura.
Insomma non stava un attimo ferma ,anzi quando capitava che scrivesse qualcosa, si inclinava in avanti e quasi per concentrarsi meglio apriva le cosce.
In quel momento George e il suo compare di banco ,poterono accertare “de visu”che la favola metropolitana delle mutandine era invece realtà.
George era sconvolto e ,colto da un attimo di follia,fece cadere una penna davanti al banco .
Poi per raccoglierla si sporse allungando un braccio verso il pavimento.
I banchi erano bassi e nell’ora di inglese il banco di George quasi toccava la cattedra sicché in quel momento i suoi occhi erano a mezzo metro dal suo luogo dei desideri.
La prof istintivamente chiuse le gambe e giro’davanti alla cattedra.
Accorgendosi dello spazio vuoto ,chiese spiegazioni proprio a George .
Visibilmente impacciato questi rispose che la doga se ne era caduta.
La prof senza commenti chiamò il bidello e fece rimettere a posto la cattedra.
Appena dopo però,lui stesso non mancò di informare il Preside sull’accaduto.
Successe il finimondo;
ci furono interrogatori
a raffica che palesarono subito l’accaduto e le responsabilità di George e del suo compagno di banco.apparvero evidenti.
Solo i buoni uffici della prof evitarono il peggio, ma non la convocazione dei genitori di George.La povera mamma si ritrovò di nuovo davanti alla esuberante passionalità del figliolo ,ma le promesse supplichevoli del ragazzo ancora una volta tranquillizzarono la santa donna.

Camily Bosch





