Storie di Remo, l’incredibile George
QUARTA PUNTATA
La sveglia colse i ragazzi ancora nel sonno, tale era stata grande la stanchezza della sera prima.
Risvegliarsi, dopo il susseguirsi degli eventi appena trascorsi, li rese immediatamente impazienti di confabulare su quello che conveniva fare nella giornata.
Ciro rintracciò i convittori di servizio al refettorio e organizzò la sostituzione , sicché i due “compari”si ritrovarono ancora soli a sparecchiare ai tavoli, nel grande salone con le volte a vela.
“Allora che si fa?” -esordi’George –
“Tu resta muto al mio fianco e lascia parlare me” -rispose Maggiore-,che tra i due era il più risoluto e deciso sul da farsi.
Riempivano la ruota di piatti e battevano la mano sulla parete di legno ,per segnalare in cucina che si poteva procedere.
Lola era rimasta sola, come solitamente accadeva,perché la nonna si era ritirata a casa per riposare.
I ragazzi si misero di buona lena a sparecchiare e il loro frenetico viavai con i piatti in mano sembrava,agli occhi di chi li avesse visti,una di quelle scene accelerate dei film muti.
L’obiettivo era di terminare alla svelta, poiché entrambi erano impazienti di confrontarsi con la procace ragazzotta ;lei, al di là della ruota ,se la canticchiava allegramente ,ignara del temporale in arrivo.
Appena l’ultimo carico di piatti passo’in cucina ,Lola si apprestò a svuotare la ruota e fu allora che Ciro si chinò verso la fessura laterale del grande cilindro di legno.
“Lola !”-disse Maggiore ,chiamando la ragazza per nome-
“Dobbiamo parlarti”
Lei un po’ sorpresa si avvicinò alla fessura e si trovò di fronte gli occhioni neri di Ciro.
“Che c’è ?” sbotto’ abbassando lo sguardo e scorgendo più giù anche la faccia di George.
“Ci devi far entrare in cucina, ti dobbiamo parlare da vicino ,perché nessuno senta”
La ragazza, alzando il tono della voce esclamò:
“Ma che dici ! nessun estraneo può entrare in cucina”
Fu allora che Ciro ,chiamando a raccolta tutte le sue energie nervose ,le servì sul muso parole che la ammutolirono:
“Certo, nessuno può’entrare lì’ da te ,tranne il prof Demetrio che ieri abbiamo visto in cucina ,proprio come vediamo te adesso.
Eravate entrambi poco vestiti e non stavate recitando il Santo Rosario “
La giovane si staccò istintivamente dalla ruota e rimase impietrita ascoltando quel parlare tanto esplicito.
Qualche minuto dopo ,i due ragazzi erano di fronte a lei .
Lola si era seduta sulla madia di castagno, dove si conservava il pane e la farina.
Sembrava un cane bastonato;aveva il capo chino e gli occhi smarriti fissi sul pavimento.
Ciro le era di fronte,impettito e con le mani nei fianchi,mentre
George stava dietro a lui ,intimorito dagli eventi.
Fu Lola a rompere quell’inquietante silenzio:
“Che avete visto?”
“Tutto” , soggiunse prontamente Maggiore,tutto quanto e ‘bastato per capire che tu e il prof Demetrio ogni tanto vi incontrate qua dentro per stropicciarvi in modo abbastanza vivace . I dettagli e’meglio trascurarli perché mi sarebbe imbarazzante raccontarli.”
Per un attimo in quello stanzone calò’un pesante silenzio e fu in quel momento che Ciro, intuendo di dover affondare i colpi ,disse:
“Sarebbe soprattutto imbarazzante raccontarli a tua nonna e al Padre Rettore “
La ragazza rimase interdetta ,ma ormai aveva capito che stavano per arrivare le condizioni di quei due manigoldi, con il prezzo del silenzio.
Ella disse:
“Che volete da me?”
George quasi scomparve dietro le spalle dell’amico,quando questi rispose:
“Staremo muti come pesci se ti intratterrai un po’ con noi in modo gentile ,proprio come hai fatto con il prof”
“Voi due insieme?”
Sbotto’Lola,mostrandosi visibilmente turbata.
“Ma no,uno alla volta”
soggiunse Ciro
Domani vengo io e il giorno dopo lui.
Staremo ad aspettare in giardino,dietro la magnolia gigante.
Tu ,appena vedrai che i ragazzi di turno alla refezione andranno in camerata ,verrai a chiamarci.
Ricorda! , domani trovi me e il giorno dopo lui e rammenta anche di chiudere il refettorio con il chiavino ,così non rischiamo la presenza di altri spettatori,altrimenti per te diventa una “litania” difficile da governare.
Il silenzio rassegnato della ragazza era un evidente assenso e
Ciro non aspetto’alcuna risposta ;uscì tirandosi dietro George che lo seguiva in rispettoso silenzio.
Andarono via e su per gli scaloni di pietra che portavano al piano superiore, i loro sguardi si incrociarono.
Non dissero niente, ma nei loro occhi già si leggeva l’emozione per quello che sarebbe accaduto tra i fornelli e i mestoloni di quella vecchia cucina del collegio.
Camily Bosch





