Storie di Remo, i Gioielli del Duce
Terza puntata
Pedro, il comandante della Brigata Partigiana Luigi Clerici,aveva avuto notizia da una staffetta che la lunga colonna di autocarri tedeschi stava per raggiungere Dongo ed in uno di essi si trovava Benito Mussolini ,il capo del Fascismo,l’uomo che aveva condotto il suo paese nel dramma di un conflitto mondiale ormai irrimediabilmente perso .
Pedro si era appostato con gli altri compagni prima di una curva appena fuori dal paese ,in modo da poter vedere da lontano comparire il primo veicolo della fila .
Poco prima avevano sbarrato la strada con grossi tronchi d’albero posizionati di traverso ed erano pronti con i fucili mitragliatori spianati.
Verso le 15 spuntarono in lontananza i primi camion della schiera composta da circa 200 automezzi.
Le informazioni giunte personalmente a Pedro erano che Mussolini era sul camion numero 34 ,seduto sugli scanni insieme ai tedeschi,vestito con una uniforme nazista.
Quando la colonna si avvicinò ,l’autista del veicolo di testa ,avvistato lo sbarramento ,fermo’il suo automezzo ; fu in quel momento che Pedro ordinò l’attacco.
I partigiani aprirono il fuoco e la colonna si arrestò senza che i tedeschi accennassero ad alcuna reazione.
Il Duce avverti’ il trambusto e liberatosi di elmetto e cappotto si infilò sotto la panca su cui prima era seduto .
La scena era caotica e in quella confusione i partigiani si avvicinarono al convoglio.
Pedro era con Giuseppe Negri ed altri uomini fidati a conoscenza che Mussolini era sull’automezzo 34.
Mentre il gruppo raggiungeva il camion ,i tedeschi erano rimasti immobili ; avevano avuto ordine di non reagire dopo l’alt imposto dai partigiani.
Fu Giuseppe Negri a riconoscere il Duce e quando questi scese dal mezzo si trovò di fronte Pedro che diede ordine di arrestarlo.
Nel frattempo Valeria era con Gill e gli altri nelle retrovie di quello storico blitz.
Posizionati sul muretto di cinta della strada avevano sotto tiro la testa del convoglio e quando si resero conto che Mussolini era stato trovato ,saltarono giù sulla strada per raggiungere gli altri.
Fu proprio in quel salto che Gill,cadendo sul selciato ,sentì una terribile fitta alla caviglia e si accasciò al suolo.
Solo Valeria lo soccorse ,mentre gli altri correvano verso gli automezzi
dove stava avvenendo l’arresto di Mussolini e Claretta Petacci.
I due giovani che si erano fermati sul ciglio della strada,vennero finalmente soccorsi e raggiunsero la grande casa presso cui era fermo proprio l’attocarro da cui era sceso poco prima Mussolini .
Questa costruzione aveva sul retro un portico coperto dove erano ammassati dei mobili vecchi ,tra cui un divanetto di legno a tre posti.
Gill si appoggiava a Valeria ed a un commilitone ,perché non poteva mettere il piede a terra e
Valeria suggeri di stenderlo su quel divanetto abbandonato.
La caviglia si era gonfiata molto e l’edema sembrava peggiorare a vista d’occhio.
Poco prima si erano consumati, a pochi metri da quel luogo, gli avvenimenti storici che tutto il mondo conosce :
L’arresto di Mussolini ,della Petacci e dei gerarchi al seguito del dittatore fascista. Gli oggetti e i documenti che avevano con sé ,compreso oro, gioielli, banconote e documenti erano stati sequestrati dai partigiani e portati,appena dopo. proprio all’interno di quella casa per essere poi trasferiti al comune di Dongo .
Mussolini e Claretta Petacci sarebbero stati fucilati l’indomani a Giulino Mezzano ,alle 16,10,affrontando la morte con dignità e coraggio.
Ma torniamo a quel divanetto che non era sfuggito allo sguardo di Valeria per poggiarci sopra il fidanzato sempre più dolorante.
La seduta di quella improvvisata barella non aveva schienale e questo consentì di legare il ferito con una corda ,assicurata al piano del divanetto che aveva tre cuscini quadrati ,ognuno con una cerniera laterale.
La casa dei genitori della ragazza non era lontana e lei aveva pensato di portarci Gill e cercare un medico.
Difatti si attivò velocemente e ,aiutata da altri ,carico’ il divanetto con il ferito sul cassone di un automezzo abbandonato dai tedeschi proprio lì vicino.Non ci volle molto per giungere alla casa di Valeria ;
i genitori erano con altre persone in completa agitazione per la figlia e per le notizie sulla cattura di Mussolini avvenuta in paese e quando Valeria giunse con Gill adagiato su quella improvvisata lettiga, ci furono molte persone pronte ad aiutarli.
Il divanetto fu posizionato al lato del letto nella stanza di Valeria, in modo che si potesse facilmente spostare il giovane sul materasso.
Un dottore giunse dopo un po’ e Gill ricevette le cure del caso.
La caviglia non era fratturata e dopo alcuni giorni l’edema comincio’ad assorbirsi e la situazione apparve subito più chiara.
Anche tendini e legamenti ,pur essendo infiammati non erano rotti e basto’ solo qualche settimana perché Gill potesse mettere il piede a terra.
Passarono mesi e i due ragazzi consolidarono il loro amore fino a che si sposarono.Rimasero in quella stanza sostituendo il lettino con uno matrimoniale e lasciando a lato della parete quel divanetto liberty un po’ perché ci stava bene ed anche perché rappresentava un ricordo di eventi significativi della loro vita.
Trovarono un lavoro e come tutti gli italiani vissero i momenti difficili del dopoguerra e della ricostruzione.
Ma per quei due giovani un atroce destino si stava per compiere sulla strada sterrata che costeggiava il lato orientale del lago, verso i monti del Manzoni.
Camily Bosch






