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SOCIAL MEDIA: ARMA CONTRO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA L'Avvocato risponde 

SOCIAL MEDIA: ARMA CONTRO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

Seguiamo l’onda, con l’aiuto dell’avvocato Simone Labonia.

I social media, spesso visti come strumenti di svago e comunicazione, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nella lotta alla criminalità organizzata. Grazie alla loro capacità di diffondere rapidamente informazioni, mobilitare l’opinione pubblica e fornire spunti investigativi alle autorità: piattaforme come Facebook e TikTok sono diventate strumenti preziosi per contrastare mafie, traffici illeciti e corruzione.

Negli ultimi anni, i social hanno permesso la denuncia pubblica di episodi di violenza mafiosa e corruzione, spesso in contesti in cui la paura e l’omertà impediscono alle vittime di rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine. In Italia, pagine come MafiaMaps e progetti come WikiMafia raccolgono segnalazioni e documentano le attività dei clan. Anche giornalisti e attivisti utilizzano i social per diffondere inchieste e sensibilizzare l’opinione pubblica su dinamiche criminali che altrimenti resterebbero nell’ombra.

In altri Paesi dell’UE si registrano iniziative simili ed anche l’Interpol ha adottato strategie di social listening, monitorando le piattaforme per individuare comunicazioni sospette legate alla criminalità transnazionale.

Sarebbe utile una maggiore collaborazione tra piattaforme digitali, autorità e istituzioni europee, come unità digitali specializzate, creazione di task force all’interno delle forze dell’ordine per monitorare costantemente le attività criminali sui social, utilizzando strumenti di analisi dati e intelligenza artificiale.

Sarebbero utili campagne educative coordinate per scuole e comunità, con il coinvolgimento di influencer e creator, finalizzate a contrastare la cultura mafiosa.

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