SFIDE E DISFIDE IN PIAZZA!
Quali sono i risvolti legali conseguenti ad atti di violenza di gruppo? Approfondiamo con l’avvocato Simone Labonia un episodio da poco avvenuto nella città di Battipaglia.
La violenza in luoghi pubblici tra gruppi di persone rappresenta un fenomeno complesso, che richiede una risposta articolata da parte del sistema giuridico. Gli atti di violenza possono variare da semplici liti a vere e proprie risse, con conseguenze gravi sia per le vittime che per l’ordine pubblico.
Il Codice Penale prevede specifiche sanzioni per tali comportamenti, che sono ulteriormente rafforzate dalle interpretazioni giurisprudenziali della Corte di Cassazione e dalla normativa comunitaria.
Tali atti di violenza sono disciplinati principalmente dagli articoli 588 e 339 del Codice Penale: il primo tratta delle risse, definendole come la partecipazione attiva a un confronto violento tra più persone, con una pena prevista per chi partecipa, che varia in base alla gravità delle lesioni riportate dai partecipanti, arrivando fino a 5 anni di reclusione se la violenza provoca la morte di qualcuno.
Il secondo prevede aggravanti specifiche per i reati commessi in circostanze che mettano a rischio l’incolumità pubblica, come l’uso di armi o altri oggetti pericolosi: con aumento delle pene fino ad un terzo.
La Cassazione gioca un ruolo cruciale nell’interpretazione delle norme penali relative a queste problematiche.
La Suprema Corte ha ribadito l’importanza di valutare non solo la partecipazione attiva, ma anche la condotta omissiva di chi, pur presente, non interviene per impedire la violenza. Questa interpretazione sottolinea la responsabilità collettiva e la necessità di contrastare efficacemente il fenomeno delle risse e dei disordini pubblici.
La normativa comunitaria ha un impatto significativo sulla legislazione nazionale in materia di violenza pubblica. La Direttiva 2011/93/UE, ad esempio, sebbene principalmente rivolta alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori, stabilisce principi di cooperazione tra Stati membri che possono essere estesi ad altri ambiti criminali, inclusa la violenza di gruppo. Inoltre, il Trattato di Lisbona promuove una politica di sicurezza comune, incentivando la collaborazione transfrontaliera per la prevenzione e la repressione di tali forme di violenza.