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Salerno 1943: petizione per riconoscere il Velella come sacrario militare subacqueo Attualità 

Salerno 1943: petizione per riconoscere il Velella come sacrario militare subacqueo

 L’Associazione Salerno 1943 torna a farsi portavoce, con fermezza e rinnovata determinazione, della richiesta di riconoscimento ufficiale del relitto del regio sommergibile Velella come sacrario militare alla luce dell’approvazione della legge che ha conferito questo status al sommergibile Scirè. Nel gennaio scorso, l’Associazione aveva già reso pubblica questa istanza, richiamando l’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica sulla necessità di dare dignità storica, giuridica e morale ai marinai del Velella, affondato il 7 settembre 1943 a largo di Punta Licosa, nel salernitano, pochi istanti prima che venisse annunciata la firma dell’armistizio tra l’Italia e le forze Alleate. «Oggi, dopo che il Parlamento ha giustamente riconosciuto il sacrificio degli uomini dello Scirè, siamo qui a richiedere che lo stesso iter venga seguito per il sommergibile Velella – afferma l’avvocato Vincenzo Pellegrino, presidente dell’Associazione Salerno 1943 –. I 52 uomini del Velella meritano lo stesso rispetto, lo stesso onore, lo stesso trattamento legislativo. Morirono in silenzio, in obbedienza, al servizio dello Stato». Il regio sommergibile Velella, varato nel 1937 nei Cantieri Navali di Monfalcone, fu protagonista di numerose missioni nel Mediterraneo e
nell’Atlantico. Nell’ultima fatale missione, ricevette l’ordine di pattugliare le acque al largo di Salerno per contrastare un presunto convoglio nemico, come da indicazioni del cosiddetto “Piano Zeta”. Il 7 settembre 1943 salpò da Napoli, ignaro che il giorno successivo l’Italia avrebbe cessato le ostilità. Fu colpito da un siluro lanciato da un
sommergibile britannico, e affondò senza lasciare superstiti: 52 uomini, tra cui il comandante Mario Patané e persino la mascotte di bordo, il micetto Scheggia, perirono in un episodio che ancora oggi rappresenta una delle ferite più ingiuste e tragiche della nostra storia militare. «Non possiamo pensare che l’attenzione legislativa si fermi a un solo
relitto. Il Velella non è meno sacro, i suoi caduti non sono meno degni. Riconoscere oggi lo status di sacrario militare al relitto del Velella significa non soltanto preservare un luogo di memoria, ma restituire voce e dignità a chi fu vittima di un destino che si poteva e doveva evitare», aggiunge Pellegrino. Il relitto, scoperto nel 2003 da un gruppo di esperti subacquei guidati da Rizia Ortolani, giace ancora pressoché intatto a circa 138 metri di
profondità, tra le acque limpide del Cilento. Una targa apposta nel porto di San Marco di Castellabate ne ricorda -anche grazie all’encomiabile lavoro di sensibilizzazione dell’Anmi Castellabate, sezione dedicata proprio ai sommergibilisti del Velella- il nome, ma serve oggi un riconoscimento ufficiale da parte dello Stato, così come avvenuto per lo Scirè, per garantire che il Velella non venga relegato all’oblio o a una memoria di serie B.
L’Associazione Salerno 1943 invita pertanto i parlamentari di ogni schieramento, le autorità civili e militari e il Ministero della Difesa a promuovere un disegno di legge specifico per il Velella, oppure ad ampliare l’impianto normativo esistente sullo Scirè per includere anche questo relitto tra i sacrari militari subacquei ufficialmente
riconosciuti dalla Repubblica. «Siamo fiduciosi che il  Parlamento saprà dare un segnale di equità, di
giustizia e di unità. La memoria non può essere selettiva. Lo dobbiamo a quei ragazzi, lo dobbiamo a noi stessi».
Per sostenere questa richiesta, è stata attivata una petizione pubblica su Change.org (https://chng.it/gs4xr7bB4t), aperta alla sottoscrizione di cittadini, associazioni ed Istituzioni sensibili al tema della memoria e della tutela del patrimonio militare subacqueo. L’iniziativa trae forza dalla recente approvazione della Legge n. 1265/2025, con la quale lo Stato ha riconosciuto analogo status al regiosommergibile Scirè, affondato nel 1942 con tutto l’equipaggio. La richiesta per il Velella, sostenuta da un articolato fascicolo tecnico-giuridico che verrà diffuso nelle prossime settimane, si fonda sul principio costituzionale di uguaglianza e sull’esigenza di garantire pari dignità e memoria ai militari caduti in circostanze simili.

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