MI HANNO FATTO UNO STUPIDO SCHERZO SPACCIANDOSI PER POLIZIOTTI: GLIELA POSSO FAR PAGARE?
Questo genere di goliardate possono produrre gravi effetti collaterali: ce lo spiega il commento dell’avvocato Simone Labonia.
Negli ultimi anni, i social network e le piattaforme di streaming hanno rilanciato la moda degli scherzi telefonici. Tuttavia, non sempre l’ironia si traduce in leggerezza: uno “scherzo” può rapidamente sconfinare nel terreno del reato, soprattutto se chi telefona finge di appartenere alle forze dell’ordine.
Spacciarsi per un pubblico ufficiale è infatti una condotta che il Codice Penale italiano punisce severamente. L’articolo 498 c.p. (“Usurpazione di titoli o di onori”) stabilisce che “chiunque, senza averne diritto, si attribuisce pubblicamente la qualità di appartenente a un corpo di polizia o di altro pubblico ufficio, commette reato”. La pena può arrivare fino a un anno di reclusione o a una multa, a seconda della gravità del fatto e delle sue conseguenze.
Se lo scherzo telefonico comporta anche falsa comunicazione di un reato, ad esempio avvertendo una vittima che “è indagata” o che “è in corso un mandato di arresto”, la situazione si aggrava ulteriormente. In questi casi può configurarsi anche il reato di procurato allarme presso l’autorità (art. 658 c.p.) o, nei casi più estremi, di interruzione di pubblico servizio.
Non basta, quindi, giustificarsi con l’intento comico. La legge non tiene conto delle intenzioni “goliardiche” se la condotta è idonea a ingannare o spaventare qualcuno, o a ledere l’immagine delle istituzioni. Anche la semplice diffusione del video dello scherzo sui social può avere conseguenze: la pubblicazione di contenuti che simulano attività di polizia può integrare un ulteriore illecito, sia penale sia amministrativo, oltre a esporre l’autore a richieste di risarcimento danni da parte dei soggetti coinvolti.
Le forze dell’ordine e il Ministero dell’Interno hanno più volte ribadito che l’uso improprio di simboli, divise o linguaggi riconducibili alla polizia è vietato. Chi volesse realizzare contenuti di satira o intrattenimento deve farlo in modo inequivocabilmente parodistico, evitando qualsiasi riferimento realistico che possa trarre in inganno.
Dunque, spacciarsi per agente durante uno scherzo telefonico non è una semplice bravata: può configurare uno o più reati, con conseguenze concrete sul piano penale.
L’ironia, quando tocca il campo delle istituzioni e dell’ordine pubblico, richiede consapevolezza e rispetto.





