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MA È UN CARCERE O UNA DISCOTECA? L'Avvocato risponde 

MA È UN CARCERE O UNA DISCOTECA?

Al commento dell’avvocato Simone Labonia la notizia della pubblicazione sui social, da parte di alcuni detenuti del carcere di Fuorni, di festeggiamenti e balli per un compleanno, all’interno della Casa Circondariale!

Nel contesto dell’ordinamento penitenziario italiano, la tutela della sicurezza interna degli istituti di detenzione e dell’ordine pubblico rappresenta un principio fondamentale. Il codice penitenziario (d.lgs. 123/2018), con le successive modifiche, vieta espressamente ai detenuti di detenere dispositivi elettronici, come telefoni cellulari o smartphone, e di trasmettere immagini o video all’esterno della struttura carceraria.

La “ratio” di tale divieto è duplice: da un lato, impedire contatti non autorizzati con l’esterno che potrebbero compromettere le indagini o la sicurezza; dall’altro, evitare la diffusione di contenuti che possano ledere la dignità delle persone detenute, il decoro dell’istituzione carceraria e la riservatezza di altri soggetti ristretti o del personale penitenziario.

Il divieto di possesso di cellulari da parte dei detenuti è sancito sia a livello regolamentare che penale. Ogni comunicazione con l’esterno deve avvenire tramite i canali autorizzati (colloqui, corrispondenza, telefonate controllate). La detenzione non autorizzata di dispositivi mobili è considerata una violazione disciplinare grave e può configurare un reato.

In diverse pronunce, la Corte di Cassazione ha confermato la punibilità penale in relazione a tali condotte. In particolare, la trasmissione illecita di video dall’interno del carcere può costituire reato qualora comporti un turbamento concreto all’ordine e alla sicurezza pubblica. Altre sentenze hanno ritenuto configurabili reati, soprattutto in caso di utilizzo di strumenti per la registrazione e diffusione non autorizzata di immagini.

Tali orientamenti giurisprudenziali rafforzano il principio secondo cui il carcere non può diventare un luogo di comunicazione parallela, sottratto al controllo delle autorità. Il divieto di trasmettere immagini non è soltanto una questione di disciplina interna, ma anche un presidio di legalità e tutela delle vittime, del personale e della collettività.

Alla luce delle vigenti disposizioni, dunque, sarebbe opportuno che festeggiamenti e balli caraibici dietro le sbarre rimanessero sottaciuti o, quanto meno, non divulgati all’esterno, in dispregio delle norme che regolamentano un regolare regime di detenzione.

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