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L’ECCESSO DI CIBO AGLI ANIMALI SELVATICI PUÒ ESSERE UN DANNO E NON UNA BUONA AZIONE? L'Avvocato risponde 

L’ECCESSO DI CIBO AGLI ANIMALI SELVATICI PUÒ ESSERE UN DANNO E NON UNA BUONA AZIONE?

Alla luce di recenti fatti di cronaca nazionale, chiariamo con l’avvocato Simone Labonia.

Fornire cibo agli animali selvatici nei centri abitati è un gesto che molti considerano compassionevole, ma che in realtà può avere gravi conseguenze ambientali e sanitarie. Un eccesso di alimentazione artificiale, specialmente verso specie come piccioni, gabbiani, cinghiali o volpi, altera gli equilibri naturali, crea dipendenza e favorisce la proliferazione incontrollata, con ricadute dirette sulla salute pubblica e sull’ecosistema urbano.

Gli animali selvatici hanno un ruolo preciso negli ecosistemi, e la loro sopravvivenza dovrebbe basarsi sulle risorse naturali. Quando l’uomo interviene offrendo cibo in abbondanza, spesso scarti o alimenti inadatti alla loro dieta, si verifica una distorsione della catena alimentare. Le popolazioni si espandono in modo innaturale, superando la capacità dell’ambiente di sostenerle. Questo causa squilibri ecologici: ad esempio, l’aumento eccessivo di piccioni può danneggiare monumenti e infrastrutture con le deiezioni corrosive, mentre i gabbiani, sempre più aggressivi, diventano un pericolo nei mercati e nelle aree portuali.

Animali, attratti dal cibo facile, possono diventare veicolo di malattie zoonotiche trasmissibili all’uomo, come salmonellosi, toxoplasmosi o leptospirosi. In particolare, le aree urbane in cui si creano punti di alimentazione frequente diventano focolai di infestazioni, attirando anche topi e insetti. Inoltre, la crescente confidenza di questi animali con l’uomo aumenta il rischio di incidenti, aggressioni o danni a cose e persone, come accade con i cinghiali che invadono strade e giardini pubblici.

Come porre un freno al fenomeno?

Servono azioni coordinate su più livelli. In primo luogo, è fondamentale l’educazione: campagne di sensibilizzazione devono spiegare che sfamare animali selvatici non è una gentilezza, ma un danno. I Comuni possono intervenire con ordinanze che vietino l’alimentazione in spazi pubblici, supportate da controlli e sanzioni. Allo stesso tempo, è necessario agire sulla gestione dei rifiuti, affinché non rappresentino una fonte alimentare costante per la fauna urbana. Infine, laddove necessario, si possono adottare misure di contenimento della popolazione, sempre nel rispetto del benessere animale.

Proteggere gli animali significa anche lasciarli liberi di seguire i propri ritmi naturali. Nutrire la fauna selvatica, specialmente in città, non solo è inutile, ma può trasformarsi in un problema ambientale e sanitario serio. Solo attraverso consapevolezza e regolamentazione si può ristabilire l’equilibrio tra uomo e natura.

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