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La Dda di Salerno indaga su un giro sospetto di affari per le farmacie Attualità 

La Dda di Salerno indaga su un giro sospetto di affari per le farmacie

La Direzione investigativa Antimafia,coordinata dalla Dda di Salerno ha portato a galla un giro d’affari milionario e incastrare una serie di «professionisti» che sono ora indagati a piede in libero per lo strozzo a un farmacista. Tutto dopo una denuncia. Un giro d’affari che avrebbe consentito ad un gruppo, costituito da un commercialista, alcuni avvocati, mediatori finanziari e imprenditori del settore farmaceutico di creare una holding criminale di livello che, stando a quanto è emerso nel corso delle indagini, sarebbe riuscita ad acquisire almeno una decina di farmacie, molte delle quali nel capoluogo, le altre in provincia. Secondo il racconto di una vittima che ha denunciato tutto alla Dia, consentendo di incastrare i responsabili attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali e di salvare così la sua attività commerciale, ci sarebbe stato un unico dominus, un commercialista salernitano , che avrebbe organizzato un «sistema» per «risollevare» le farmacie dopo le due crisi di liquidità dovute ai mancati pagamenti delle Asl (avvenuti più di un lustro fa) ed insinuarsi in tutte le loro attività prima con l’elargizione di finanziamenti, con interessi usurai, attraverso una società lussemburghese, poi con l’imposizione di forniture da una «propria» società di distribuzione del farmaco disposta a concedere credito anche in presenza di pregressi insoluti e incassando interessi sui crediti, a volte anche emettendo fatture per consegne mai eseguite. Fatture delle quali, talvolta, le farmacie non si sono neanche rese conto dal momento che la contabilità era quasi sempre tenuta dal dominus. Così, quando l’attività era al collasso, interveniva un imprenditore di una nota famiglia impegnata nel settore turistico, che acquistava le farmacie a poco prezzo e anche i debiti bancari. Debiti che poi non venivano pagati-scrive il Mattino- obbligando gli istituti di credito a rifarsi sugli stessi venditori i quali, a loro volta, sono stati costretti a pagare con i «miseri» proventi della vendita delle proprie attività, debiti di cui pensavano essersi liberati.

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