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La Caritas, cresce la povertà in Campania Attualità 

La Caritas, cresce la povertà in Campania

  

 

 

Nel 2022 le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto della Caritas sono state poco più di 11mila, erano 8.666 nel 2021. Un incremento di oltre il 32% si registra anche nel primo semestre di quest’anno rispetto al 2022.  Inoltre una persona su due rischia di diventare povero con una speranza di vita più bassa. Intere famiglie chiedono aiuto, perché manca di tutto: pannolini, latte, indumenti. Non riescono a comprare i beni di prima necessità a causa dei costi dei prodotti aumentati per la crisi. Ai tantissimi poveri italiani si aggiungono anche quelli che fuggono dalle guerre: ucraini, soprattutto, che contribuiscono ad aumentare il numero assoluto dei poveri.

Il report della Caritas sulle povertà

È la fotografia scattata dal dossier regionale della Caritas presentato ieri all’Università Luigi Vanvitelli ad Aversa. Nel panorama nazionale la Campania ha avuto l’incremento maggiore di povertà, mentre il dato nazionale è pressoché stabile.
Il report della Caritas prende le mosse dal discorso di Papa Francesco, che in occasione della VII Giornata Mondiale dei Poveri, ha detto: “Non distogliere lo sguardo dal povero”, aggiungendo: “È facile, parlando dei poveri, cadere nella retorica. È una tentazione insidiosa anche quella di fermarsi alle statistiche e ai numeri. I poveri sono persone, hanno volti, storie, cuori e anime. Sono fratelli e sorelle con i loro pregi e difetti, come tutti, ed è importante entrare in una relazione personale con ognuno di loro”.

Secondo quanto spiegato dai sociologi che hanno illustrato i dati, il fenomeno andrebbe collegato con il generale aumento del costo della vita e con la diminuzione dei nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza. Calo demografico, bassa natalità, scarsi investitori nel territorio, mancanza di lavoro, aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, perdita di alcune misure governative: sono queste alcune della cause dell’impoverimento generalizzato, che ha tra gli effetti anche quello di far crescere il numero di persone che se ne vanno. “Tra il 2001 e il 2021 la quota di emigrati meridionali con elevate competenze, in possesso di laurea o titolo di studio superiore, si è più che triplicata, passando da circa il 9% a oltre il 34%. Nel 2021 su 100 emigrati dal Mezzogiorno, oltre 34 possedevano la laurea, 30 almeno un diploma di scuola secondaria inferiore e 36 un diploma di scuola secondaria superiore“.

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