In Svizzera entra in vigore il price cap sul petrolio russo
In Svizzera è entrato in vigore il “price cap”, o tetto massimo, per i prodotti petroliferi russi. Lo ha deciso il governo di Berna adeguandosi alle sanzioni adottate dall’Ue contro la Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca.
Il 4 febbraio scorso, precisa una nota governativa elvetica, Bruxelles ha adottato dei massimali di prezzo per i prodotti petroliferi provenienti dalla Russia, adeguando al contempo le relative disposizioni transitorie. Il commercio, l’intermediazione e il trasporto, ad esempio, di oli da riscaldamento provenienti dalla Russia o di origine russa sono consentiti solo se il prezzo al barile non supera i 45 dollari statunitensi.
Intanto l’Osservatorio sui conflitti, un programma sostenuto dal Dipartimento di Stato americano, che sta raccogliendo prove di presunti crimini di guerra e atrocità commesse dalla Russia in Ucraina, ha dichiarato che almeno 6.000 bambini ucraini sono stati “sistematicamente trasferiti” nei campi russi con particolare attenzione agli “sforzi di rieducazione”. L’Humanitarian Research Lab dell’Università di Yale, partner dell’iniziativa ha identificato almeno 43 strutture che vengono utilizzate per la rieducazione sistematica dei bambini. I campi sono pubblicizzati come ‘programmi di integrazione’, con l’apparente obiettivo di integrare i bambini ucraini nella visione del governo russo della cultura, della storia e della società nazionale”, osserva il rapporto. Almeno due dei campi hanno collocato bambini ucraini presumibilmente orfani presso famiglie affidatarie in Russia, e almeno altri quattro hanno sospeso il ritorno dei bambini alle loro famiglie in Ucraina.