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IL MIO EX CONIUGE TENTA DI IMPEDIRE CHE NOSTRO FIGLIO FREQUENTI IL MIO NUOVO COMPAGNO! COME MI DEVO COMPORTARE L'Avvocato risponde 

IL MIO EX CONIUGE TENTA DI IMPEDIRE CHE NOSTRO FIGLIO FREQUENTI IL MIO NUOVO COMPAGNO! COME MI DEVO COMPORTARE

Chiariamo con l’aiuto dell’avvocato Simone Labonia.

In seguito alla separazione o al divorzio, è sempre più frequente che uno dei genitori intraprenda una nuova relazione. Questo può generare tensioni, soprattutto in merito ai rapporti tra i figli e il nuovo compagno o compagna del genitore. Il nostro ordinamento, tuttavia, fornisce una cornice giuridica chiara, volta a tutelare prioritariamente l’interesse del minore.

L’art. 337-ter del Codice Civile stabilisce che «il figlio ha diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori».
Questo principio si estende, in via interpretativa, anche all’ambiente familiare che gravita attorno al genitore, compresi eventuali nuovi partner.
Di fatto, non esiste una norma che vieti ai minori di interagire con il nuovo compagno del padre o della madre.
Al contrario, ciò che rileva è il benessere psicofisico del figlio e la serenità dell’ambiente in cui vive.

La giurisprudenza di legittimità ha più volte ribadito questo orientamento.
In particolare, la Corte di Cassazione si è pronunciata con chiarezza in merito ai tentativi di uno dei genitori di ostacolare la relazione tra il figlio e il nuovo partner dell’altro coniuge.
In diverse sentenze è stato affermato che tali comportamenti possono configurarsi come un abuso del diritto di affidamento o di visita e, in certi casi, come un vero e proprio pregiudizio per la crescita del minore.

La Cassazione ha chiarito che il genitore non può impedire, in via pregiudiziale o strumentale, la frequentazione del figlio con il nuovo compagno dell’altro genitore, se non in presenza di gravi motivi, documentati e fondati su elementi oggettivi (ad esempio, pericoli per la salute o l’equilibrio psichico del minore). In assenza di tali motivazioni, ogni tentativo di ostracismo è contrario al principio del superiore interesse del minore e può avere conseguenze giuridiche, anche in termini di revisione dell’affidamento o delle modalità di visita.

La normativa e la giurisprudenza, dunque, si pongono a tutela della stabilità affettiva del minore, riconoscendo il diritto di quest’ultimo a vivere serenamente la nuova realtà familiare, senza interferenze o pressioni da parte dell’altro genitore.
Risulta essenziale che ogni decisione sia orientata non da rancori personali, ma dal rispetto e dalla cura per l’equilibrio emotivo del figlio.

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