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Il 26 ottobre di 68 anni fa Salerno e provincia iniziarono a contare i morti dell’alluvione Attualità 

Il 26 ottobre di 68 anni fa Salerno e provincia iniziarono a contare i morti dell’alluvione

Accadde oggi: mentre Trieste tornava italiana nello stesso giorno (il 26 ottobre del 1954)  Salerno e parte della provincia  cominciarono a contare i morti della tragica alluvione. Alla fine saranno 318.  Alle 13 moderatamente, ma con il passare dei minuti sempre più intensamente, fino ad assumere, nel pieno pomeriggio, le caratteristiche di un violento nubifragio. Durante la sera e la notte la perturbazione comincia a destare preoccupazione. In meno di 24 ore cadono più di 500 mm di pioggia. Mentre si intervallano i segnali di allarme, la tragedia è già in atto. La zona maggiormente colpita è quella della costiera amalfitana fino a Vietri sul Mare, Cava de’ Tirreni, Salerno, Maiori, Minori, Tramonti. La realtà del dramma diventa man mano evidente: ponti crollati, strade e ferrovie distrutte, case trascinate via. La furia delle acque causa persino il distaccamento di un pendio di un monte da poco disboscato. Il villaggio di Molina è annientato Tutta la costa, in breve tempo, cambiò il suo aspetto. Le vittime furono 318, 250 feriti. Tra tanti lutti e drammi, allietò la notizia del piccolo Mario, di appena quindici mesi, ritrovato miracolosamente vivo a tre giorni dall’alluvione all’interno della sua culla. Il disastro avvenne di notte. I soccorsi, in un’Italia ancora rurale, ma in pieno sviluppo industriale, furono encomiabili calcolando il periodo storico e la capacità organizzative che non erano quelle più raffinate dei nostri giorni.

Salerno si trovò ad affrontare il grande problema dei quasi diecimila sfollati. L’Italia donò in modo espansivo molti milioni in beneficenza, soprattutto attraverso la “Catena della fraternità” organizzata da Vittorio Veltroni, padre di Walter. Il governo Scelba approvò i suoi contributi per la ricostruzione della città. Nacque così la nuova Salerno, a est della stazione ferroviaria.

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