Giudice corrotto: «Una soluzione la trovo sempre, ci vuole una toga aggarbata»
È tutto un «io ci ho provato», oppure «una soluzione la troviamo sempre», magari alla ricerca di un altro giudice, purché sia «aggarbato».
Eccolo al telefono, mentre dialoga con amici e parenti, mentre ragiona su fascicoli che pesano, che grondano soldi, a giudicare dal volume di interessi che si snoda tra le sezioni civili e le commissioni tributarie.
Sempre disponibile, almeno così si propone al telefono, o nella infinita trama di messaggi via whatsapp, una sorta di centrale di contatti che contano nella Salerno che conta. Eccolo al telefono, il giudice Mario Pagano, che sembra farsi in quattro quando lo chiama un amico (a volte anche magistrati di spessore o politici di rilievo nazionale), o quando si fa vivo un papà in apprensione per la figlia che deve sostenere un esame all’università. Ed è così che a sfogliare l’ordinanza dl gip Toscano che lo tiene ai domiciliari, si leggono frasi del tipo «Mario puoi chiamare l’ex magnifico?», proprio a proposito di cose che non hanno alcuna attinenza ai processi, ma che bastano da sole a far emergere la centralità dell’ex magistrato del Tribunale di Salerno.
Due le aree di interesse – qualcuno potrebbe dire core business – per Mario Pagano, vale a dire i contenziosi civili e i fascicoli della Tributaria. È il 27 luglio del 2012, quando si ragiona sull’assegnazione di un processo delicato in una delle sezioni del Tribunale di Salerno. Al telefono dialogano Pagano e il cognato Montone, si ragiona della possibilità di assegnare il fascicolo a un «giudice aggarbato». Alla richiesta di Montone, i due concordano su un punto: «Ora la causa sta davanti a un altro giudice, non preoccuparti che un giudice aggarbato lo troviamo». Ma sono decine i contatti di questo tipo.