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ESTATE E TOPLESS, UNA VOLTA ERA CONSIDERATO REATO!  COSA DICE L’ATTUALE NORMATIVA! L'Avvocato risponde 

ESTATE E TOPLESS, UNA VOLTA ERA CONSIDERATO REATO! COSA DICE L’ATTUALE NORMATIVA!

Ad un quesito che sorge sulle nostre spiagge, risponde l’avvocato Simone Labonia, in riferimento all’evoluzione culturale ed ai profili giuridici del fenomeno.

Il topless, pratica consistente nello stare in spiaggia a seno nudo, ha attraversato in pochi decenni un percorso complesso, oscillando tra emancipazione, trasgressione e normalizzazione. Nato negli anni ’60 e ’70 come gesto di libertà femminile e simbolo di rottura con i costumi tradizionali, si è presto diffuso nelle località balneari europee, soprattutto in Francia e in Spagna, divenendo un fenomeno di massa negli anni ’80 e ’90. In Italia, invece, la sua accettazione è stata più graduale e condizionata dal contesto socio-culturale: se nelle grandi spiagge turistiche la vista del topless è stata percepita come segno di modernità, in altre aree più conservatrici è rimasta pratica marginale.

Negli ultimi anni, tuttavia, il topless sembra aver perso centralità. Complici mode diverse, il diffondersi dei social e nuove sensibilità sul corpo e sulla privacy, molte donne lo praticano meno di un tempo. Ciò non significa che sia scomparso, ma ha perso l’aura di provocazione, trasformandosi in scelta individuale spesso tollerata senza scandalo.

Dal punto di vista giuridico, la questione è delicata. In Italia non esiste una norma che vieti espressamente il topless in spiaggia. Tuttavia, la giurisprudenza ha distinto tra semplice esposizione del seno e atti contrari alla pubblica decenza.
L’art. 726 del codice penale punisce chi compie atti osceni o contrari al pudore, ma la Cassazione ha più volte chiarito che il topless, di per sé, non integra automaticamente il reato: molto dipende dal contesto, dalla presenza di minori e dalla sensibilità sociale del luogo.

Si può dunque configurare un illecito solo quando la condotta sia ritenuta offensiva per il comune senso del pudore, creando turbamento. Ad esempio, nelle spiagge affollate da famiglie o in centri balneari tradizionali, le autorità locali possono intervenire richiamando il rispetto della pubblica decenza, anche attraverso ordinanze sindacali. Diverso il caso delle spiagge note per la tolleranza o destinate al naturismo, dove l’aspettativa sociale è differente.

In buona sostanza, il topless resta una pratica legittima se esercitata nel rispetto del contesto, della sensibilità collettiva e delle eventuali disposizioni locali. Non è di per sé illecito, ma può diventarlo se vissuto come offesa al pudore pubblico. La sua evoluzione dimostra come i confini tra libertà individuale e regole sociali siano sempre in movimento, specchio di un costume che cambia con la società.

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