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Due secoli di carcere per la gang dedita al traffico di droga e alle estorsioni Cronaca 

Due secoli di carcere per la gang dedita al traffico di droga e alle estorsioni

Centonovantuno anni e otto mesi per ventisei imputati che hanno richiesto l’abbreviato. Il gup Piero Indinnimeo non ha fatto sconti a nessuno degli indagati dell’operazione Omnia che ha sgominato una gang dedita al traffico di droga, alle estorsioni e alla gestione della prostituzione tra Salerno città e la Piana del Sele. Ma non solo, puntavano al controllo di tutta l’economia del sud della provincia. In alcuni casi il giudice per l’udienza preliminare ha anche aumentato le pene rispetto della richieste del pm dell’Antimafia Rocco Alfano.

Queste, alla fine, le condanne: sei anni e dieci mesi a Sabino De Maio, in continuazione, e con la riduzione ulteriore legata anche al suo status di collaboratore di giustizia; venti anni per Sergio Bisogni; 20 per Francesco Mogavero; 8 per Leopoldo Ferullo; 9 anni e quattro mesi per Luigi Giuliano; quattordici per Marco Imparato; dieci per Biagio Parisi; dieci per Guglielmo Di Martino; dodici per Cosma Palma; setta nni e quattro mesi per Alberto Sabato; 12 anni e otto mesi per Luca Sorriento; quattro anni e 8 mesi per Salvatore Di Lieto; stessa pena per Giuseppe Dell’Angelo, Marco Comunale, Alda De Benedetto e Sabato Di Lascio; un anno per Donato Ippolito; quattro per Santo Pecoraro; sette anni e 4 mesi per Alfonso Telese; un anno e 8 mesi per Anna Iuliano; un anno e 4 mesi per Salvatore De Rosa; due anni e 4 mesi per Lucia De Sio, Paolo Podeia e Giuseppe De Sio; tre anni e due mesi per Leonard Virga. Assolti per non aver commesso il fatto Antonio Capone, Margherita Ferullo, Mario Funiciello, Angelo Brillante. Dichiarato dal gup il non doversi procedere nei confronti di Carmine Giuliano.

Droga, camorra e affari illeciti. Il controllo del territorio, secondo la procura Antimafia di Salerno, era totale e militare. Agivano sulla scia del clan Pecoraro-Renna ed erano riusciti già a monopolizzare il trasporto dell’ortofrutta. Imponevano ai titolari delle ditte di autotrasporto e agli imprenditori agricoli, di servirsi di due società facenti capo ai principali esponenti del clan: Francesco Mogavero, i fratelli Sergio ed Enrico Bisogni e Marcello Palmentieri. E ogni tentativo di ribellione veniva punito con atti intimidatori come incendi, danneggiamenti, gambizzazioni ed attentati con l’esplosione di colpi di arma da fuoco.

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