Confortare i poveri, salvare gli ultimi e le città di Nicola Landolfi
Io non sapevo nemmeno che ci fosse una piazzetta Bolognini. Mi ricordo quando davanti alla Chiesa del Carmine c’era un inferno di macchine, un marciapiede di un metro e mezzo, un Liceo Classico poco più giù pieno di ragazzi per strada di mattina, l’incrocio per andare all’ospedale e la sera quelli che andavano al cinema Apollo a quattro passi da un ragioneria che (sempre di mattina) aveva il numero più alto di studenti della città. Un inferno. Collochiamo anche in un quadro storico il fatto che sono state tolte le panchine in questa “piazza” e ricordiamoci che quello, prima delle amministrazioni progressiste, era un parcheggio e un inferno di macchine che non sapevano nemmeno quale fosse il senso di marcia. Si parla di “santuario” e di “piazzetta”, adesso, perché c’è stato un consiglio comunale, alla fine degli anni 90, che ha dato a quella zona il decoro che non aveva: un sagrato, un monumento e, appunto, una piazza. Prima anche la processione del Carmine si faceva in mezzo alle macchine. Adesso lì c’è ordine ed è sacrosanto che chi, insieme ad altri ha reso quel posto ordinato, torni lì ad occuparsi del decoro. Di tutta questa discussione la cosa che, però , mi preoccupa di più, e mi sgomenta, è che il problema fosse che i clochard se ne dovevano andare. Che non c’è più nessuno che prova dolore per il dolore, che può succedere tutto a condizione che sia lontano dalla nostra vista. A Salerno, e in Italia, c’è il problema della sicurezza perché manca razionalità e mancano idee e progetti, in chi dovrebbe garantirli, e mancano pietà e interventi coordinati e organizzati di centinaia di persone, dai militari ai volontari di tutte le varie misericordie e croci, che dovrebbero andare ad accudire la povera gente, invece di tollerare che là si cacci. Ci sono clochard di notte a Piazza San’Agostino, sotto i portici del Corso, a Torrione, al quartiere Italia, di notte, che potrebbero trovare spazio per sfamarsi, curarsi e dormire nelle case sfitte, nelle rendite parassitarie, negli oratori vuoti, nei beni del demanio pubblico e militare, che potrebbero pure cominciare a fare cose concrete, invece di fare solo parate inutili. Fuori dal mondo, fuori dal tempo, fuori. Se uno non si ferma, soccorre, accudisce o si preoccupa di chi muore di notte, di fame, o di freddo in una strada, può preoccuparsi sicuramente della sua piazzetta (che prima non c’era), ma lo può fare solo perché se lo può permettere, per che ha di come vivere. “Le cose che non voglio vedere devono stare lontano dai miei occhi”. Questo è il refrain di Salerno e dell’Italia, nell’anno di grazia 2025. Dobbiamo combatterlo con decisione, con coraggio.





