Cava de’ Tirreni, Rifondazione: serve un cambio di passo per i comunali
La proclamazione dello stato di agitazione permanente da parte dei dipendenti del Comune di Cava de’ Tirreni non è un episodio isolato né una semplice vertenza sindacale: è l’espressione evidente di un disagio profondo, di una frattura tra chi ogni giorno garantisce servizi essenziali alla città e una gestione amministrativa sempre più verticistica, opaca e sorda alle esigenze reali del personale.
In queste ore si registrano prese di posizione differenti. Alcune, come quella pubblicata su un noto quotidiano online locale (Ulisse online), propongono soluzioni che evocano il commissariamento, il ricorso a sanzioni esemplari o un’idea punitiva e tecnocratica della pubblica amministrazione. È un approccio che rimuove le cause strutturali del disagio e attribuisce ai lavoratori la responsabilità di un malfunzionamento che ha invece radici politiche e gestionali ben precise.
Come consigliera comunale di Rifondazione Comunista, rivendico un’idea opposta di amministrazione: partecipata, trasparente, fondata sulla dignità del lavoro pubblico e sulla centralità dei diritti.
Le criticità emerse
Le denunce sollevate dai lavoratori e documentate nelle assemblee e nei verbali ufficiali segnalano problematiche gravi e reiterate:
Carenza strutturale di personale e assenza di programmazione nel fabbisogno
Progressioni economiche orizzontali (PEO) gestite senza confronto e trasparenza
Contratti part-time non trasformati malgrado le reali esigenze operative
Ritardi nell’erogazione di spettanze e premi di produttività
Mancanza di dispositivi di protezione individuale e vestiario da lavoro
Assegnazione informale a progetti o mansioni senza riconoscimenti ufficiali
Tali condizioni contraddicono non solo i principi di buona amministrazione, ma violano precisi riferimenti normativi:
Art. 97 della Costituzione – imparzialità e buon andamento della PA
D.Lgs. 33/2013 – trasparenza e accesso civico
Legge 241/1990 – diritto di partecipazione e procedimento amministrativo
Legge 146/1990 – regolazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali
Una politica del lavoro, non una gestione emergenziale
La risposta a questo stato di agitazione non può essere l’autoritarismo amministrativo. Chi propone soluzioni commissariali, calate dall’alto, dimentica che il Comune è un ente democratico e che i lavoratori non sono un problema da gestire ma una risorsa da valorizzare.
Come forza politica di sinistra, avanziamo proposte concrete e attuabili:
- Trasparenza integrale sulle PEO, con pubblicazione di criteri, punteggi e verbali
- Avvio della contrattazione decentrata, con pieno coinvolgimento delle RSU
- Stabilizzazione del personale precario e trasformazione dei contratti part-time
- Istituzione di un Osservatorio civico sul funzionamento della macchina comunale
- Bilancio partecipativo e strumenti di democrazia diretta anche sulle scelte organizzative
- Investimenti in sicurezza, formazione, salute e benessere lavorativo
Per un Comune che torni ad essere “casa di vetro”
La vera emergenza non è il malcontento dei lavoratori, ma l’assenza di visione politica e di partecipazione democratica. Il Comune deve tornare ad essere una casa di vetro, dove ogni cittadino possa riconoscersi e ogni lavoratore sia rispettato.
Rifondazione Comunista è e sarà al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del Comune di Cava de’ Tirreni. Perché senza giustizia sul lavoro non c’è servizio pubblico efficiente, e senza trasparenza non c’è democrazia.