Capi clan indagati per un omicidio di camorra di 33 anni fa
Aveva partecipato all’omicidio del boss. L’assassinio del bellizzese Giuseppe Di Giorgio, ammazzato a 50 anni, doveva essere esemplare. Una vendetta brutale, quella ricostruita da Maria Benincasa e Bianca Rinaldi, i pm della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Salerno, capeggiata da Giuseppe Borrelli, che 33 anni dopo hanno chiuso il cerchio su uno dei più efferati delitti di camorra. Sequestrato, torturato, gettato in una fossa, cinto al collo con una corda tirata a turno, colpito alla testa con un piccone e poi seppellito: Di Giorgio sarebbe morto così. Lo scrive la Città.
L’avviso di conclusione indagini
Nei giorni scorsi è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a sei esponenti di spicco dei clan Cesarano e Pecoraro-Renna. Rischiano l’ennesimo processo personaggi notissimi nel mondo della criminalità organizzata campana: gli inquisiti sono i bellizzesi Pasquale Renna, 63 anni, padrino dell’omonimo cartello, Francesco, 69, e Alfonso Pecoraro, 62, fratelli del capo ucciso, il collaboratore di giustizia olevanese Fedele Schipani, 63, detto Rosario ‘u pasticciere, e gli stabiesi Ferdinando Cesarano, 69, detto Nanduccio ‘e Ponte Persica, boss del clan che porta il suo nome, e Maurizio Procida, 59, detenuti per altri reati.