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Anziana raggirata per farsi intestare il patrimonio, nei guai gestore casa di riposo e due complici Cronaca Provincia Provincia e Regione 

Anziana raggirata per farsi intestare il patrimonio, nei guai gestore casa di riposo e due complici

Si sarebbe appropriato del patrimonio di una facoltosa signora di 86 anni, residente nella casa per anziani da lui gestita, e avrebbe fatto redigere all’anziana due testamenti olografi nei quali veniva nominato erede unico. È quanto contestato dalla Procura di Salerno a Sante Sica, 64enne gestore di fatto dell’Istituto europeo per la terza età, casa di riposo con sede a Salerno, già finito al centro di un’indagine per maltrattamenti nei confronti di anziani che, lo scorso 29 ottobre, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza a carico di 10 persone. Gli sviluppi dell’indagine – si legge in una nota stampa della Procura salernitana – hanno fatto emergere la complessa macchinazione che avrebbe ideato Sica, finalizzata a sfruttare lo stato di incapacità dell’anziana ospite e diventare così erede del suo patrimonio. Nei confronti di Sica e di due altre persone, i Carabinieri del Nas di Salerno hanno eseguito un’ordinanza applicativa degli arresti domiciliari disposta dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura salernitana. Gli altri destinatari sono Karolin Cupo, 54enne tedesca direttrice e vicepresidente del Cda dell’Istituto, sottoposta alla misura del divieto di esercitare imprese e di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, ma anche di svolgere l’attività professionale di operatore socio sanitario per un anno, e Angela Pina Grossi, 57enne originaria della provincia di Avellino, sottoposta alla sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio di amministratore di sostegno, tutore e curatore, per la durata di un anno.

L’inchiesta

Secondo quanto ricostruito dai Nas coordinati dalla Procura salernitana, l’amministratrice di sostegno avrebbe rivestito un ruolo chiave in quanto, anziché tutelare gli interessi della 86enne, avrebbe coadiuvato l’operato di Sica promettendo di redigere una relazione attestante falsamente che la tutelata aveva raggiunto un grado di autosufficienza tale da potersi revocare la nomina dell’amministrazione di sostegno, in cambio della promessa di ottenere la metà dell’ingente patrimonio dell’anziana. Le indagini bancarie hanno consentito di ipotizzare che Grossi si fosse impossessata di 300 euro al mese dal conto corrente dell’assistita, giustificando tali somme attraverso la predisposizione di asserite false fatture redatte dalla direttrice della comunità, facendole figurare come spese per la permanenza dell’anziana nella struttura. Viene ipotizzata inoltre l’ipotesi di peculato realizzata da Grossi la quale, accordandosi con Sica nell’effettuazione di bonifici del valore di 2mila euro a fronte di una retta della struttura di 1.800 euro, si sarebbe appropriata indebitamente della somma mensile di 200 euro sottraendoli al patrimonio della tutelata, per un totale di 5.400 euro per il periodo analizzato. Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato e circonvenzione di incapaci.

 

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