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AMBULANZA A SIRENE SPIEGATE E FURBETTO CHE SI METTE “IN SCIA”! MA È UN COMPORTAMENTO LECITO? L'Avvocato risponde 

AMBULANZA A SIRENE SPIEGATE E FURBETTO CHE SI METTE “IN SCIA”! MA È UN COMPORTAMENTO LECITO?

Certo che no, come ci ribadisce il commento dell’avvocato Simone Labonia.

Sempre più spesso, le cronache raccontano episodi di automobilisti che, con disarmante disinvoltura, si accodano alle ambulanze in sirena per sfruttare il varco aperto nel traffico. Una pratica tanto diffusa quanto pericolosa, che rappresenta una delle forme più odiose di inciviltà stradale. Il fenomeno, chiamato in gergo “mettersi in scia”, nasce dall’idea di poter risparmiare qualche minuto restando dietro al mezzo di soccorso, ma si traduce in un comportamento che può ostacolare i soccorsi, mettere in pericolo la vita altrui e, non da ultimo, configurare veri e propri reati.

Dal punto di vista giuridico, chi si accoda a un’ambulanza in emergenza commette almeno un’infrazione al Codice della strada. L’articolo 177 stabilisce chiaramente che i veicoli di soccorso in servizio d’urgenza hanno diritto di precedenza assoluta e che gli altri utenti devono agevolarne il passaggio. Ostacolarli o seguirli indebitamente comporta una multa che può superare i 400 euro e la decurtazione di punti dalla patente. Ma non si tratta solo di una questione amministrativa: in caso di incidente o intralcio concreto alle operazioni di soccorso, si può arrivare a ipotizzare reati come interruzione di pubblico servizio o omissione di soccorso, con conseguenze penali ben più gravi.

Sul piano etico e sociale, il gesto rivela un profondo deficit di senso civico. Chi si mette dietro un’ambulanza per “guadagnare tempo” dimentica che quel mezzo non è un privilegio, ma un simbolo di emergenza e di fragilità. Dentro potrebbe esserci una persona in condizioni critiche, per la quale ogni secondo è prezioso. Ridurre tutto a un espediente per superare un semaforo o evitare una coda significa mettere il proprio egoismo davanti alla solidarietà e al rispetto della vita.

Le telecamere di sorveglianza e le dashcam installate sui mezzi di soccorso stanno consentendo alle autorità di individuare e sanzionare più facilmente i responsabili di questo comportamento, ma la repressione da sola non basta. Serve una profonda opera di educazione civica e stradale, che restituisca valore alla responsabilità collettiva e al rispetto delle regole.
Mettersi “in scia” a un’ambulanza non è furbizia: è un gesto antisociale, che misura la distanza tra la cultura dell’egoismo e quella, ancora troppo fragile, della convivenza civile.

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