Salerno, lettera di un volontario: “quando i social distruggono la bellezza e l’altruismo”
C’è un fenomeno che, più della sporcizia di una strada o del degrado di un’area verde, lascia l’amaro in bocca a chi fa volontariato a Salerno: i commenti spiacevoli, spesso gratuiti, che compaiono sotto le notizie o i post delle organizzazioni di volontariato sui social network.
Associazioni composte da cittadini comuni che, senza alcun tornaconto, mettono a disposizione tempo, energie, competenze, formazione e soprattutto passione per aiutare il prossimo, sostenere i più deboli o semplicemente restituire dignità a un angolo della città. Eppure, invece di un incoraggiamento o di un “grazie”, arrivano accuse, ironie, sospetti. Commenti che insinuano secondi fini, che riducono tutto a propaganda, che confondono l’altruismo con la polemica.
È bene dirlo con chiarezza: il volontariato non nasce per sopperire alle mancanze dell’amministrazione comunale, né per evidenziarle. Non è una denuncia mascherata, non è una scorciatoia politica, non è una bandiera di partito. Chi fa volontariato lo fa perché sente il bisogno di esserci, di dare una mano, di non voltarsi dall’altra parte. Punto.
Spesso si legge: “Paghiamo le tasse, dovrebbe pensarci il Comune”. È una frase che sembra logica, ma che ignora un principio fondamentale: il volontariato non sostituisce le istituzioni, le affianca. È una mano in più, più attenta, più vicina ai territori e alle esigenze reali delle persone, soprattutto di quelle più fragili. Pensare che il pagamento delle tasse renda inutile o addirittura sbagliato il volontariato significa rinunciare a una delle forme più alte di partecipazione civile.
A Salerno, più che alimentare polemiche da tastiera, andrebbe diffusa con forza la cultura del volontariato. Una cultura che educa al rispetto, alla collaborazione, al senso di comunità. Una cultura che insegna che prendersi cura di un luogo o di una persona non è “fare il lavoro di qualcun altro”, ma fare la propria parte come cittadini.
Associazioni composte da cittadini comuni che, senza alcun tornaconto, mettono a disposizione tempo, energie, competenze, formazione e soprattutto passione per aiutare il prossimo, sostenere i più deboli o semplicemente restituire dignità a un angolo della città. Eppure, invece di un incoraggiamento o di un “grazie”, arrivano accuse, ironie, sospetti. Commenti che insinuano secondi fini, che riducono tutto a propaganda, che confondono l’altruismo con la polemica.
È bene dirlo con chiarezza: il volontariato non nasce per sopperire alle mancanze dell’amministrazione comunale, né per evidenziarle. Non è una denuncia mascherata, non è una scorciatoia politica, non è una bandiera di partito. Chi fa volontariato lo fa perché sente il bisogno di esserci, di dare una mano, di non voltarsi dall’altra parte. Punto.
Spesso si legge: “Paghiamo le tasse, dovrebbe pensarci il Comune”. È una frase che sembra logica, ma che ignora un principio fondamentale: il volontariato non sostituisce le istituzioni, le affianca. È una mano in più, più attenta, più vicina ai territori e alle esigenze reali delle persone, soprattutto di quelle più fragili. Pensare che il pagamento delle tasse renda inutile o addirittura sbagliato il volontariato significa rinunciare a una delle forme più alte di partecipazione civile.
A Salerno, più che alimentare polemiche da tastiera, andrebbe diffusa con forza la cultura del volontariato. Una cultura che educa al rispetto, alla collaborazione, al senso di comunità. Una cultura che insegna che prendersi cura di un luogo o di una persona non è “fare il lavoro di qualcun altro”, ma fare la propria parte come cittadini.
Chi commenta con disprezzo, forse, potrebbe fare una cosa molto semplice e rivoluzionaria: rendersi utile. Anche solo per un’ora, anche solo una volta. Scoprirebbe che dietro una pettorina, un sacco della spazzatura o un servizio gratuito non ci sono interessi nascosti, ma persone normali che scelgono di fare qualcosa di buono.
I social possono distruggere la bellezza e l’altruismo, è vero. Ma possono anche raccontarli, se solo imparassimo a usarli con più rispetto e meno livore. Il volontariato non ha bisogno di applausi, il volontario è quello che sacrifica pranzi, cene, feste e tempo libero per il prossimo e merita almeno silenzio da chi non vuole capire, tra i mille “chi te lo fa fare”. E, magari, un po’ di aiuto da chi vuole davvero migliorare questa città. Volontariato non è improvvisazione ma studio, formazione, addestramento, impegno e passione, quando lo si fa in modo organizzato sotto un’ODV riconosciuta. Volontariato non mette in evidenza problemi non sostituisce le istituzioni. Volontariato è una risorsa preziosa che deve far sentire ricchi tutti noi, sapendo che qualcuno fa ancora qualcosa senza interessi.
Testo firmato da un volontario anonimo”





