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Salerno, Pucciarelli: “la città che non reagisce” Attualità zonarcs 

Salerno, Pucciarelli: “la città che non reagisce”

 

“Parlo da cittadino, da osservatore e da persona che a questa città vuole bene. E lo dico con amarezza: Salerno è intrappolata da anni in un sistema di potere che ha tolto ossigeno all’amministrazione, alla politica e perfino alla dignità delle persone”, scrive Riccardo Pucciarelli – ex Consigliere del Comune di Salerno per la circoscrizione oriente. “Perché il vero problema, oggi più che mai evidente, non è l’incapacità di alcuni amministratori. È un altro. È più grande. Ed è sotto gli occhi di tutti.

Ho visto negli anni un sindaco, Vincenzo Napoli, ridotto a una figura puramente rappresentativa. Una presenza istituzionale elegante, cortese, ma svuotata di reale autonomia. Ogni scelta importante, ogni iniziativa, ogni intervento è sempre sembrata dipendere da un’altra figura: Vincenzo De Luca, l’eterno protagonista, che da ex sindaco è diventato governatore e poi di nuovo, oggi, regista occulto della vita salernitana.

Per me, come per tanti cittadini, è evidente che la città non è stata governata dal sindaco ufficiale, ma da quello che molti chiamano il “sindaco ombra”. Una presenza costante, ingombrante, che negli anni ha fatto sì che nulla si muovesse senza il suo tacito — o esplicito — benestare.

E ora De Luca è tornato. Non più Presidente di Regione, non più seduto sulla “poltrona comoda”, ma sempre lui, con la stessa foga, gli stessi modi teatrali, lo stesso linguaggio che fa ridere i comici in TV e intimorisce chi gli sta accanto.

È sceso di nuovo in strada, a Salerno, impartendo ordini come se il tempo non fosse passato, come se non ci fosse un sindaco in carica, come se la Giunta — quella stessa Giunta che per anni ha eseguito ogni suo indirizzo — fosse improvvisamente diventata incapace.

E la scena più surreale è questa: li rimprovera, li deride, li smentisce, li mette sotto accusa pubblicamente, come se fossero colpevoli di tutti i mali della città.
Ma dove erano le sue critiche quando governava lui?
E soprattutto: com’è possibile accusare oggi chi, di fatto, ha sempre agito sotto la sua tutela?

Nel frattempo, Salerno cade a pezzi. Le strade sono un percorso a ostacoli, i giardini sono trascurati, il lungomare vede un lento declino, le manutenzioni arrivano tardi e male. È un lassismo che non si può più negare.
Eppure, di fronte a tutto questo, chi dovrebbe occuparsene appare immobile, svuotato di iniziativa, quasi paralizzato.

È come se l’assenza di un comando chiaro avesse lasciato la città in una terra di nessuno.

Ma quello che trovo davvero sconvolgente è il silenzio.
Il silenzio della Giunta, dei consiglieri, degli assessori, di tutta una classe dirigente che accetta umiliazioni pubbliche senza reagire.

Nessuno che rivendichi il proprio ruolo.
Nessuno che difenda il proprio lavoro.
Nessuno che dica almeno una parola per salvare la propria dignità umana e professionale.

Li vedo invece correre, sorridere, accodarsi a De Luca nelle sue passeggiate improvvisate tra i vicoli, come se nulla fosse. È una scena che fa male: un gregge che segue il pastore, anche quando quel pastore li tratta come se non contassero nulla.

Non me la sento di dare tutta la colpa agli amministratori che si sono alternati in questi anni. In un altro contesto, senza interferenze costanti, forse avrebbero lavorato meglio. Forse avrebbero trovato una loro identità. Forse avrebbero governato con più coraggio.

Il vero problema — quello che nessuno ha il coraggio di dire apertamente — è l’ingombrante presenza di De Luca, la sua gestione personalistica del potere, il suo modo di occupare ogni spazio politico e comunicativo, lasciando a chi gli sta intorno solo briciole di autonomia.

E oggi, che è tornato in città senza ruolo istituzionale, il suo Ego sembra più grande che mai: un delirio di onnipotenza che lo porta ad accusare tutti degli stessi errori che lui, per primo, ha sempre commesso.

“Lui è lui, e noi non siamo un bel nulla”, questa è la frase che riassume il clima di rassegnazione che domina Salerno.
Un fatalismo amaro, una convinzione collettiva che nulla possa cambiare, che tanto “lui è lui”, e gli altri non contano.

Ma una città che accetta questo stato di cose smette di essere comunità e diventa platea.
Smette di essere governata e diventa palcoscenico.

Io credo che Salerno meriti molto di più: meriti amministratori liberi, coraggiosi, responsabili; meriti cittadini che non abbassano lo sguardo; meriti un futuro che non sia semplicemente la fotocopia del passato.

Perché Salerno continuerà a soffrire finché resterà all’ombra di un solo uomo, e finché chi la governa non troverà la forza di dire, una volta per tutte, che una città non può essere proprietà privata di nessuno”, conclude Pucciarelli.

 

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